Più risorse al Molise per la sanità, anche per via dell’applicazione per la prima volta dell’indice di deprivazione nel meccanismo di ripartizione del Fondo sanitario nazionale. E una scommessa decisa su telemedicina e assistenza di prossimità. Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, a Termoli per una iniziativa di Fratelli d’Italia su amministrative ed europee, ha rivendicato al governo Meloni azioni e interventi per affrontare la (ancora) difficile situazione del Servizio sanitario della XX Regione, commissariato dal 2009.
Ha dato atto, in particolare, di un impegno costante della delegazione parlamentare: «Quando Costanzo (Della Porta, ndr) dice che con Elisabetta (Lancellotta, ndr) mi hanno stalkerizzato non è tanto per dire. Un giorno sì e l’altro pure o chiamavano o venivano al Ministero a parlare con me, col ministro, col capo della segreteria politica. E questo denota lo straordinario attaccamento a questa terra e della volontà di risolvere un problema importante quale è quello della sanità».
Il governo Meloni, ha poi proseguito Gemmato, «ha investito in Molise molto di più rispetto a quanto era stato fatto prima. A partire dal Fondo sanitario nazionale, il cui solo aumento ha portato la quota del Molise da 610 milioni del 2021 a 630 milioni di quest’anno. L’incremento del Fondo deciso da questo governo ha fatto in modo che si acquisissero 20 milioni di euro in più».
Inoltre, «quest’anno per la prima volta la divisione del Fondo sanitario nazionale è stata fatta seguendo il cosiddetto coefficiente di deprivazione. Questa è una vecchia battaglia che nessuno aveva portato a termine. Noi ci siamo riusciti. Vuol dire che si prende in considerazione non la spesa storica o l’anzianità della popolazione, questo coefficiente tiene conto della disoccupazione, della deprivazione sociale, quindi della scolarizzazione, della mortalità al di sotto dei 75 anni. Tutto questo ha portato allo spostamento di 220 milioni di euro dal Nord al Sud. E da questo spostamento sono derivati altri 2,5 milioni di euro in più alla sanità molisana».
Resta l’ostacolo del decreto Balduzzi, un modello che ha come riferimento le grandi cinte metropolitane. «Mentre il Meridione – in particolare Abruzzo, Molise, la Daunia – sono caratterizzate da piccole comunità. E la sanità deve essere di prossimità anche nelle comunità di 800 abitanti, non possiamo quindi applicare pedissequamente il dm 70 del 2015 che invece reca modelli disegnati su grandi aggregazioni urbane. La battaglia è lì, questo dobbiamo cercare di affermare insieme a una sanità territoriale che funzioni».
Per quanto riguarda l’assistenza di prossimità, sono fondamentali gli investimenti del Pnrr, case e ospedali di comunità in particolare. «Siccome il precedente governo ha messo in campo queste strutture senza prevedere il personale sanitario all’interno, abbiamo finanziato 350 milioni per il 2025 e 450 milioni per il 2026 per coinvolgere medici di medicina generale, farmacie di servizi, infermieri, in modo da realizzare un primo filtro. Con la telemedicina nei piccoli comuni si può fare tutta la bassa complessità, in modo da non affollare gli ospedali. L’obiettivo è che l’utente sei debba spostare solo per interventi programmati e prestazioni di alta complessità». È soprattutto la telemedicina, per Gemmato, la chiave di volta. «Una straordinaria innovazione anche per il Molise». L’obiettivo di fondo, ha concluso il sottosegretario, è «interrompere quell’ignominia che è la mobilità passiva, molisani, pugliesi e campani costretti ad andare al Nord per curarsi».

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