Tanto tuonò che piovve. Dopo oltre un mese è stato riparato ieri mattina l’unico ascensore al servizio dell’utenza all’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone. Il guasto, nelle settimane scorse, ha provocato enormi disagi per i pazienti che hanno dovuto raggiungere i laboratori di Radiologia e Analisi, nonché il reparto di Medicina. Infatti, quest’ultimi hanno dovuto utilizzare le scale visto che l’altro elevatore, che dal Pronto Soccorso conduce ai piani superiori, è in uso esclusivamente per il personale. Il caso più eclatante, rimbalzato sulle cronache dei media, è stato quello di un uomo di Poggio Sannita, padre di un ragazzo disabile, più volte costretto a portare il figlio in braccio. Nei giorni scorsi provocatoriamente gli agnonesi avevano finanche lanciato l’idea di una raccolta fondi per riparare l’ascensore. L’iniziativa, finita sui social, ha visto protagonista Clemente Zarlenga impegnato da tempo per la lotta in salvaguardia dell’unica struttura sanitaria presente in alto Molise. Tuttavia l’idea della colletta non ha avuto seguito considerato che ieri operai specializzati inviati dall’Asrem hanno provveduto a ripristinare l’ascensore del piano terra. Purtroppo però i problemi che attanagliano il Caracciolo sono ben altri. Ad oggi infatti mancano figure apicali. È il caso del responsabile alla direzione sanitaria, che dopo il pensionamento (1 gennaio 2021, ndr) del dottor Massimo Catauro, ancora viene rimpiazzato. Attualmente a svolgere il ruolo è Wilma Sferra del ‘Veneziale’ di Isernia, che però appare “disconnessa” da quanto accade all’ospedale di Agnone. Altra figura mancante ormai da tempo immemore vede l’unico reparto in vita, quello di Medicina, privo di un primario. All’indomani del pensionamento di Giovanni Di Nucci, l’Asrem ancora non ritiene opportuno nominare un suo sostituto capace di dare sostegno ai soli due medici rimasti in forza nel reparto e, che, con grandi sacrifici, stanno assicurando oltre i turni le reperibilità mensili. Fino a quando non è dato saperlo. Ed ancora, notizia dell’ultima ora, vedrebbe la discontinuità del servizio prelievo tamponi istituito qualche mese fa allo ‘Chalet Belsito’ che garantiva l’operatività due giorni alla settimana. A quanto pare, infatti, dal 1 gennaio, il punto è stato aperto un solo giorno e indiscrezioni parlano di una imminente chiusura. Ma non è tutto. Altro dilemma quello sollevato dal sindacalista della Cisl e infermiere del 118 del Caracciolo, Bruno Delli Quadri in merito alla vaccinazione anti Covid. Di fatto, case di riposo a parte, chiunque deve sottoporsi a vaccinazione dovrà recarsi a Isernia. Per Delli Quadri, che da giorni si batte affinché tale pratica venga effettuata in alto Molise, si tratta di una situazione inaccettabile al punto che ha rifiutato di vaccinarsi. Per tutta questa serie di cose, numerose le sollecitazioni inviate alle autorità competenti da parte dell’amministrazione comunale che non chiede altro di ripristinare i servizi al Caracciolo impedendo l’esodo dei pazienti dell’alto Molise in altre strutture o addirittura nelle cliniche provate. È così che il sindaco Daniele Saia è tornato a ribadire l’urgenza di «attuare il piano operativo sanitario previsto nel Pos 2015-2018». Nel frattempo sulle cantonate cittadine è apparso un manifesto a firma del consigliere regionale del M5S, Andrea Greco dal titolo eloquente: «Vogliono cancellare il nostro ospedale e la nostra identità. Non dobbiamo consentirlo!» Nei prossimi giorni, tramite un evento online, Greco annuncia di voler fare il quadro generale della situazione in cui versa l’ospedale e le possibili azioni da intraprendere al fine di tutelare il sacrosanto diritto alle cure sanitarie nei territori di montagna.

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