Non è più letale, ma ha il 40 per cento in più di capacità di diffondersi. Anche tra i bambini. I dati stanno danno ragione al professor Massimo Galli, responsabile di Malattie infettive al Sacco di Milano. La variante inglese è destinata a diventare prevalente. E in Molise, regione piegata dalla seconda ondata, qualcuno prende in seria considerazione i suoi suggerimenti prima che sia troppo tardi. Agnone da ieri è in lockdown. Il sindaco Saia ha dichiarato tutto il territorio comunale ‘zona rossa’. La chiusura è scattata dopo l’impennata di contagi: 26 in una sola giornata. Conseguenza di comportamenti irresponsabili, di feste e cene carbonare, si vocifera in paese. Ieri però c’è stata una tregua: il bollettino Asrem assegnava un solo caso su 63 contagi riscontrati su tutto il territorio regionale. Ma non c’è da stare per niente tranquilli. Altissimo infatti è il numero dei malati che si sono aggravati e che quindi hanno avuto bisogno di essere trasferiti in ospedale: 18 ieri e tra questi c’è pure un paziente agnonese ricoverato nel reparto di malattie infettive del Cardarelli. Le persone ospedalizzate sono in tutto 123, esclusi i dieci molisani trasportati fuori regione. Di fronte a queste cifre risuonano davvero profetiche le parole di Galli pronunciate martedì sera in tv: «La variente inglese non uccide di più, ma rischia di far ammalare più persone. E questo è un grave problema dal punto di vista epidemiologico». Se poi tutto ciò accade in una regione come il Molise dove non ci sono posti a sufficienza in terapia intensiva, dove i nosocomi ormai contaminati dal virus stanno collassando, dove in barba ai sei presidi ospedalieri pubblici si monta l’ospedale da campo e addirittura si invoca l’intervento dell’Esercito, allora non resta che applicare alla lettera il suggerimento del prof Galli: «Chiudere le aree dove è necessario, testare l’intera popolazione di quei luoghi e vaccinare». Se i primi due sono alla portata di ogni amministrazione, per l’immunità siamo nelle mani del nuovo governo. I segnali che indicavano che la situazione stava prendendo una brutta piega c’erano tutti nella città delle campane dove, al momento, il contatore dell’Asrem si è fermato a 50 positivi. Per evitare che il contagio si allarghi ulteriormente il primo cittadino ha usato il pugno duro. Fino al 5 marzo vietato l’asporto di generi alimentari e bevande, consentita esclusivamente la vendita con consegna a domicilio; divieto assoluto di bere o mangiare in aree pubbliche, sospeso anche il mercato. Per tutti gli ambulanti, fatta eccezione di quelli che commerciano generi alimentari, Agnone resta off limits. Chiusa al pubblico la strada panoramica “Pietro Mennea”; sospese tutte le attività sportive negli impianti e nei parchi pubblici, consentita solo l’attività motoria individuale nel rispetto del distanziamento fisico. Prorogata fino al 7 marzo la sospensione della didattica in presenza in tutte le scuole; chiusi barbieri, parrucchieri e centri estetici, stop alle messe, consentiti i funerali in chiesa ma alla presenza dei soli familiari in un numero non superiore a dieci. Vietato sostare all’interno delle attività di ricevitoria. Coloro che non osserveranno le restrizioni rischiano una multa che va 400 a 3mila euro.

ppm

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