«Mi rendo conto che potrebbe sembrare una vera e propria “guerra tra poveri”, ma vorrei che fosse chiaro che non è così: io, in qualità di sindaco, non ho fatto un’azione legale contro qualcuno, contro un altro Comune, bensì a tutela della mia comunità e dei progetti che stiamo portando avanti da decenni». Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice, commenta così, con queste chiare e pacate parole, la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Molise di accogliere l’istanza cautelare proposta e di fatto annullare, previa sospensione dell’efficacia, la determinazione della Regione Molise del 4 marzo scorso con la quale sono stati approvati gli esiti della procedura relativa alla “Manifestazione di interesse rivolta ai Comuni del Molise, finalizzata alla selezione di un progetto pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati, caratterizzati da un indice di spopolamento progressivo e rilevante, individuato dalla Regione, d’intesa con i Comuni”.
Per chi non lo avesse ancora capito, la notizia è questa: il Tar del Molise ha sospeso il bando sui borghi, quello che Pietrabbondante aveva stravinto, almeno in prima battuta. Si parla di un finanziamento da 20 milioni di euro assegnato tramite il Pnrr dal Ministero della Cultura. Pietrabbondante si è piazzato primo nella graduatoria, in base al giudizio della commissione, mentre secondo, guarda caso, proprio il Comune vicino di Castel del Giudice. Siccome la posta il palio sono venti milioni di euro da investire sul territorio, questa volta arrivare primi o secondi fa davvero la differenza e lo farà anche per gli anni futuri. Quasi scontata la richiesta di accesso agli atti della valutazione da parte del Comune arrivato secondo. «Non è un derby, perché sul piano culturale non c’è storia con Pietrabbondante, viste le sue immense ricchezze archeologiche, – riprende il sindaco di Castel del Giudice, Lino Gentile – ma è solo una questione di rispetto dei requisiti di ammissibilità al bando stesso, che tra l’altro non riguardava direttamente il settore culturale, bensì l’ideazione di un progetto per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono o già abbandonati. Vorrei che sia chiara un’altra cosa, non entriamo nel merito della scelta della commissione nel progetto in sé, ma ci fermiamo ad esaminare i requisiti di ammissibilità al bando stesso, quelli formali dunque. Su quelli abbiamo richiesto l’intervento del Tar». La graduatoria, è opportuno ricordarlo, ha visto piazzarsi al primo posto il progetto presentato dal Comune di Pietrabbondante e al secondo, appunto, quello di Castel del Giudice. Con il ricorso presentato in nome e per conto del sindaco Gentile, sono stati sollevati dubbi circa l’illegittimità dell’ammissione alla procedura e solo in subordine profili d’illegittimità proprio della fase di merito della valutazione dei progetti. Il Tar Molise, nero su bianco, accoglie la tesi contenuta nel ricorso «considerato che gli atti impugnati, per quanto solo prodromici alla segnalazione del progetto prescelto al Ministero della Cultura, per la sua successiva approvazione e per l’assegnazione delle risorse, sembrano tuttavia determinare una lesione diretta e immediata della sfera giuridica del Comune ricorrente, provocando nei suoi confronti un arresto procedimentale preclusivo del suo accesso alle ulteriori fasi della procedura». Castel del Giudice sarebbe stato danneggiato nei suoi diritti, pienamente legittima, dunque, l’azione del sindaco Gentile, quasi doverosa verrebbe da dire. Per questi motivi, quindi, il Tar ha accolto l’istanza cautelare proposta e sospeso «interinalmente l’efficacia degli atti impugnati». Il 13 luglio prossimo lo stesso Tribunale amministrativo ha fissato l’udienza per la trattazione nel merito. Fino ad allora i venti milioni di euro restano sospesi. «Non contestiamo la bontà e il tenore della proposta progettuale di Pietrabbondante, – riprende nella sua spiegazione il sindaco Gentile – ma abbiamo ritenuto che fosse viziata da elementi di illegittimità formale. A quel bando hanno partecipato trentadue Comuni e tutti si sono dovuti attenere ai requisiti formali previsti dal bando stesso. A nostro parere Pietrabbondante non aveva questi requisiti e dunque abbiamo sollevato la questione dinanzi al Tar che a sua volta, almeno in questa prima fase cautelare, ci ha dato ragione». E fin qui la “versione” del sindaco Gentile, sia pure suffragata da una prima dichiarazione del Tar. Ma l’altro sindaco, Antonio Di Pasquo, quello che ora rischia concretamente di veder sfumato un finanziamento da venti milioni di euro, cosa ha da dire in merito? La nostra redazione lo ha raggiunto telefonicamente per sentire la sua versione, ma inspiegabilmente il primo cittadino di Pietrabbondante non ha inteso rilasciare alcuna dichiarazione. «Mi dispiace, ma per adesso non mi sento di rilasciare dichiarazioni. – ha spiegato gentilmente al telefono il primo cittadino – Pietrabbondante è e rimane un “angolo di mondo tra cielo e terra” (che è il nome del progetto risultato vincitore e ora impugnato, ndr) e a noi tocca solo sperare ed impegnarci per dare alla nostra Terra un futuro degno di un passato così glorioso. E questo faremo, sempre e con fiera convinzione». Infine, ma non da ultimo, preoccupati della notizia il governatore della Regione Molise, Donato Toma e l’assessore al Turismo, Vincenzo Cotugno. L’augurio di entrambi è quello che la vicenda trovi una risoluzione al più presto possibili in modo da non rischiare la perdita dell’ingente finanziamento.

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