La parità di genere e le pari opportunità valgono in tutta Europa, ma non a Belmonte del Sannio. Se ne aveva avuto sentore già in campagna elettorale, quando la lista risultata poi vincente ha schierato una sola candidata, tra l’altro non eletta. Se ne è avuta conferma, nero su bianco, alla presenza della dottoressa Miraldi, segretaria comunale, nel corso del primo consiglio comunale, l’attesa seduta di insediamento della “nuova” amministrazione. Il sindaco rieletto Errico Borrelli, al suo sesto mandato, sei per cinque fa trenta anni con la fascia tricolore, ha nominato la Giunta municipale, nell’esercizio delle sue funzioni. Dalio Mastrostefano, primo degli eletti, sarà il vicesindaco di Belmonte del Sannio, come previsto, l’altro assessore è il secondo arrivato in termini di preferenze, Rolando Palomba. I due assessori, insieme al sindaco Borrelli, costituiscono l’esecutivo di Belmonte. Se dal punto di vista meramente elettorale e aritmetico, in base al numero di preferenze ottenute, non ci sarebbe nulla da obiettare, anche perché il sindaco nomina assessori chi meglio ritiene nel pieno esercizio delle sue funzioni appunto, qualcosa da dire c’è dal punto di vista del mancato rispetto delle cosiddette quote rosa. E scusate se è poco. Una questione di principio, certo, ma anche di civiltà e di rispetto delle norme e delle indicazioni che arrivano anche dal Ministero degli Interni, prima ancora che dall’Europa. A sollevare la questione, già posta all’attenzione dell’opinione pubblica dalla nostra testata giornalistica, il leader della minoranza Tonino Paglione. Prendendo la parola nel corso del primo consiglio comunale, il consigliere di opposizione ha richiamato ed elencato tutti i pronunciamenti legislativi e di giurisprudenza che impongono, anche nei piccoli Comuni come Belmonte del Sannio, di rispettare il principio di rappresentanza dei due sessi all’interno degli organi non elettivi. Tali disposizioni, recependo i principi sulle pari opportunità dettati dall’art. 51 della Costituzione, dall’art. 1 del decreto legislativo dell’11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità) e dall’art. 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, «non hanno un mero valore programmatico», viene spiegato al di là di ogni possibile interpretazione dal Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Governo, «ma carattere precettivo, finalizzato a rendere effettiva la partecipazione di entrambi i sessi in condizioni di pari opportunità, alla vita istituzionale degli enti territoriali». Un «carattere precettivo» che il sindaco Borrelli ha deciso deliberatamente di ignorare. Non solo, il consigliere Paglione ha dimostrato che il primo cittadino, nominando la Giunta, ha violato anche quanto previsto dallo statuto comunale. L’articolo 10, infatti, contempla e prevede proprio il rispetto delle pari opportunità, in ossequio a tutte le norme precedentemente citate. «La disciplina sulle quote rosa non si applica nel nostro Comune che ha una popolazione inferiore ai tremila abitanti» ha replicato, sfoggiando sicurezza e millantando conoscenza delle norme, il sindaco Borrelli, nel tentativo di convincere se stesso e il resto del Consiglio. «È opportuno ricordare che l’unica donna presente in lista non è stata eletta, mentre sono state elette due candidate appartenenti alla lista di minoranza. – ha continuato il sindaco – Il tentativo di reperire un assessore dell’altro sesso non ha potuto dare esiti positivi perché gli elettori non hanno eletto l’unica candidata donna della nostra lista e perché gli stessi elettori non hanno dato la maggioranza alla lista che ha eletto due donne in minoranza». Sulla ipotesi di nominare assessore una delle due consigliere di minoranza, Adele Scoppa e Noemi Di Santo, tanto per rispettare le quote rosa e magari anche per stringere una collaborazione con la lista sconfitta, il sindaco Borrelli è stato categorico: «L’iniziativa non può essere ritenuta percorribile, in quanto, oltre alla competenza e agli altri requisiti che pure sussistono, le candidate devono avere un significativo legame con la maggioranza e non possono appartenere a gruppi ad essa contrapposta. E’ l’abc delle regole politiche che deve sempre tener presente il massimo rispetto della volontà espressa nelle urne dagli elettori. Il sottoscritto ha effettuato una seria e attenta ricerca tra le donne di fiducia del sindaco, al fine di acquisire tra queste un eventuale interesse a ricoprire la carica di assessore. Ho avuto solo rifiuti o vaghe disponibilità non formalizzate». Insomma, le due elette in minoranza non sono spendibili come assessori e in tutta Belmonte non c’è una sola donna, di fiducia di Borrelli, che voglia ricoprire tale incarico in seno alla Giunta municipale. Giustificazioni e spiegazioni che non hanno convinto l’opposizione, in particolare il consigliere Tonino Paglione, che ha dato lettura delle dichiarazioni di voto in merito alla nomina della Giunta: «Il nostro voto è contraria per difetto di rappresentanza delle quota di genere, avvenuta in violazione di legge nazionale e del nostro statuto comunale. Auspichiamo che il sindaco possa tornare sui propri passi e rettificare la nomina della stessa, per ripristinarne la corretta composizione».

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