Strade dissestate, turni usuranti e, come se non bastasse già questo a rendere dura la vita degli operai pendolari dell’Alto Molise, ci si mettono anche le ditte di trasporto che utilizzano «pullman datati e con milioni di km» spesso soggetti a guasti. E proprio un guasto si è registrato a carico di un mezzo del trasporto pubblico ieri mattina in Alto Molise, con gli operai che inevitabilmente sono restati a piedi.
Il racconto di quella che sembra una Odissea è proprio di uno dei pendolari dell’Alto Molise che ogni giorno si reca sulla fondovalle Sangro per lavorare e portare il pane a casa. «Il pullman è partito da Carovilli alle 11:50 per la zona industriale di Atessa e dopo meno di un chilometro dalla partenza, quando era ancora nel territorio comunale di Carovilli si è fermato, per via di un guasto, l’ennesimo guasto purtroppo. È inaccettabile che questa tratta, dall’Alto Molise alla val di Sangro, che conta più di cento utenti, quasi tutti operai, e percorre 600km al giorno abbia a disposizione dei pullman datati e con milioni di chilometri». Insomma, viaggi della speranza su “carrette” che spesso si rompono, questo raccontano le cronache montane. Operai lasciati a piedi o costretti a raggiungere le fabbriche e i posti di lavoro con ritardo, mediante mezzi di fortuna, l’autostop o autobus sostitutivi che spesso sono peggio dei primi. «Senza contare che gli abbonamenti sono aumentati del 40 percento» protestano i pendolari, senza che ovviamente all’aumento corrisponda un miglioramento del servizio di trasporto pubblico. «Anzi, puntualmente restiamo a piedi. – aggiungono i pendolari – L’ultimo caso, prima di quello di ieri mattina, risale a non più di venti giorni fa. Il mezzo della Sati ci ha lasciati a Villa Santa Maria. Abbiamo dovuto aspettare il pullman di Pozzilli che rientrava ad Agnone perché nessun dirigente o responsabile si è preso la briga di salire su un pullman per andare a prendere gli operai che sono usciti di casa alle 11:50». In merito al caso di questa mattina, invece, l’autobus sostitutivo è stato inviato, ma ovviamente gli operai sono giunti sul posto di lavoro con oltre mezz’ora di ritardo, «e trenta minuti di lavoro in meno significano decurtazioni sullo stipendio» precisano i pendolari.

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