Sempre più frastagliata la considerazione generale sul progetto Eolico Offshore Molise, proposto dalla Maverick srl lungo la costa molisana. Ieri mattina, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il via libera dalla Cgil di Abruzzo e Molise, con segretario uscente Carmine Ranieri che ha rimarcato come la crisi energetica si aggredisce attraverso le fonti rinnovabili. Non sono affatto passate inosservate le parole pronunciate nel corso della relazione al Pala Becci di Pescara.
«Mentre siamo dentro la crisi climatica, le energie rinnovabili e le tecnologie per l’efficienza sono già realtà: Fotovoltaico, eolico, solare termico, pompe di calore riscaldano case e producono energia. l’isolamento termico degli edifici fa risparmiare energia, il sistema di trasporto pubblico può ridurre sensibilmente l’inquinamento nelle città ed il trasporto su ferro o su nave può aiutare l’ambiente.
Sono oltre 300 i grandi progetti industriali che puntano sulle rinnovabili ferme al Ministero dell’Ambiente mentre andrebbero realizzati velocemente.
Al posto di passare con determinazione alle energie rinnovabili , alla produzione decentrata e diffusa, assistiamo ad un’accelerazione forte del sistema estrattivo.
In Abruzzo, e in Molise, insieme a tante associazioni ambientaliste siamo riusciti a bloccare i progetti Ombrina e il progetto dello stoccaggio di Gpl del porto di Ortona.
Ora però dobbiamo spingere perché si acceleri sulle energie alternative: comunità energetiche, impianti eolici offshore, progetti di idrogeno verde. È per questo che crediamo che il progetto Maverick al largo delle Coste di Termoli debba essere realizzato perché lo stop ai combustibili fossili può arrivare soltanto attraverso progetti di energie alternative che consentano alle persone e alle imprese di poter utilizzare energia a basso costo. Il progetto fornirebbe anche una centrale ad idrogeno verde a disposizione delle aziende del territorio e per alimentare il trasporto pubblico. Ovviamente è necessario avere un confronto aperto con tutti i portatori di interesse ma dobbiamo essere consci che le energie rinnovabili sono il futuro e che la Stesso discorso deve valere per il progetto previsto al largo della Costa di Vasto, ovviamente con la dovuta attenzione che dovremo avere agli aspetti tecnici dell’operazione ed alle ricadute sul territorio ma con la consapevolezza che il nostro paese ha bisogno di energia e che se vogliamo affrancarci dalle trivelle e dal petrolio e dal gas prodotto da altri paesi dobbiamo accelerare il percorso di creazione delle energie alternative, dell’efficientamento dei consumi, dello sviluppo del vettore idrogeno. Tutto questo, oltre che essere positivo per l’ambiente, svilupperà ulteriormente le competenze nel settore del made in Italy e creerà nuovi posti di lavoro. Insomma è necessario guardare avanti e agire rapidamente mentre il governo nazionale punta ancora alle fonti fossili o addirittura pensa ad un ritorno al nucleare. Purtroppo ci troviamo di fronte ad un governo nazionale ancorato a vecchi schemi per non dire di peggio, lasciano sbigottiti le parole della Ministra Santanchè che ha affermato:-“nei prossimi anni non mancherà la neve, ora siamo in una situazione emergenziale, così poca neve e temperature così alte non le avevamo mai vissute, ma non possiamo ancora dire che questo è strutturale e il clima sarà così nei prossimi anni. Nessuno lo può dire.” Una dichiarazione che contrasta con ogni assioma scientifico, una dichiarazione di chi mente sapendo di mentire o, ancora peggio, ci crede davvero ed allora dovrebbe fare un altro mestiere. Gli analisti nazionali ed internazionali prevedono una stagnazione economica per il 2023». Ma Ranieri ha affrontato anche il tema industriale, con riferimento particolare al pianeta Stellantis, che in Abruzzo e Molise è nevralgico per il tessuto socio-economico.
«Con la tendenza all’accorciamento delle catene globali del valore cominciata con la pandemia e l’intensificazione dei fenomeni di reshoring, è necessario riposizionare strategicamente le nostre imprese: paradossalmente le imprese abruzzesi e molisane in alcuni settori come il tessile, il meccanico, l’elettronico e il chimico-farmaceutico, possono avvantaggiarsi dell‘accorciamento delle catene e sfruttare un possibile ridimensionamento della Cina e di altri fornitori che hanno attualmente un ruolo importante come fornitore di parti e componenti nelle catene europee, in particolare, nell’industria tedesca e in quella francese e spagnola, dove le imprese italiane sono già tra i principali fornitori stranieri. E tuttavia è necessario che tale riposizionamento sia aiutato da interventi pubblici europei, nazionali e regionali per far sì che Abruzzo e Molise siano capaci di agire rapidamente il cambiamento. Così facendo le nostre imprese potranno produrre cose che oggi vengono prodotte all’estero. Può essere questo il caso della Gigafactory per la produzione di batterie a Termoli ma diverse sono le imprese che stanno investendo sulla base di tali dinamiche. Ma oltre alle opportunità, tali nuovi paradigmi rappresentano anche delle minacce perché altri stati potranno produrre beni che prima importavano dall’Italia. Soffermandoci sistema industriale delle due regioni, sappiamo che è composto da piccole e micro imprese, che sviluppano oltre il 50% dell’occupazione. Molte imprese si trovano in forte difficoltà a causa della loro dimensione molecolare che rende loro difficile investire su innovazione di prodotto e di processo nella direzione della transizione digitale ed ecologica, per investire su nuovi mercati e nuovi settori.
Molte di queste, a bassa capitalizzazione e con alti livelli di indebitamento, dovuti alla pandemia prima e all’aumento dei costi energetici e delle materie prime poi, vanno avanti con estrema difficoltà e molte di esse non riusciranno a stare in piedi. Per tali imprese vani sono stati i tentativi dei sindacati confederali e delle associazioni delle imprese di attivare un tavolo permanente con la Regione nonostante l’impegno preso formalmente dal presidente Marsilio in più occasioni. Un atteggiamento fortemente criticato da tutte le forze sociali ed economiche della regione. Ma lo stesso atteggiamento di chiusura è quello portato avanti dal presidente della Regione Molise Donato Toma, anche in Molise tutto il partenariato ritiene che il confronto sia solo formale ma di poca sostanza. Accanto le piccole imprese, nei nostri territori risiedono anche grandi imprese multinazionali, in questi 4 anni alcune di esse hanno delocalizzato la produzione ed altre hanno continuato ad investire sul territorio. Trainante per le nostre regioni è il settore automotive. Il comparto in Abruzzo produce l’11% PIL (in Italia la percentuale è del 6%), vale 8 miliardi di fatturato, conta 25.000 addetti (poco meno di un decimo del totale del Paese) e rappresenta il 55% dell’export regionale. Un settore molto importante anche nella Regione Molise, con lo stabilimento Stellantis di Termoli e il progetto di Gigafactory di batterie per le auto elettriche, lo stabilimento DR di Isernia.
Un settore tanto strategico quanto delicato in considerazione grandi trasformazioni del mercato dovute alla transizione ecologica. Il rischio è che molte aziende chiudano i battenti. C’è da considerare infatti la crisi del settore e se da un lato il motore elettrico richiede un numero inferiore di componenti rispetto al motore termico dall’altro Stellantis annuncia investimenti in nuovi mezzi a emissioni zero ma da quel che si sa questi verranno realizzati su larga scala proprio in Francia creando lì nuovi posti di lavoro. Tavares infatti ha annunciato che produrrà in Francia un totale di ben 12 modelli elettrici entro il 2024 e ciò consentirà a Stellantis di arrivare a produrre 1 milione di auto elettriche all’anno. Mentre accade tutto questo Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, qualche giorno fa ha dichiarato di essere assolutamente contro lo stop alla vendita di vetture a combustione interna perché rappresentano un favore alla Cina… La verità è che Il mondo va avanti, gli altri paesi europei si stanno attrezzando mentre l’Italia fa una battaglia di retroguardia che di certo non ci farà fare passi in avanti.
La realtà è che la Francia cerca di riportare nel Paese tutte le produzioni possibili, a partire dai nuovi investimenti sull’elettrico. A questo punto ci chiediamo cosa sta facendo il nostro governo. Ecco perché serve definire urgentemente un piano nazionale per l’industria dell’automotive (su ciò vi è un anche un documento del sindacato dei metalmeccanici condiviso con Federmeccanica) piuttosto che proseguire con la politica dei bonus. E’ a rischio gran parte della industria componentistica del nostro paese. E su questa strategia complessiva e dunque sul tema degli investimenti che si inserisce il futuro della Fiat di Termoli, della ex Sevel, della Valle del tubo nel Teramano e di tutto l’indotto diretto e indiretto. In Abruzzo abbiamo attivato il tavolo sull’automotive con l’assessore alle attività produttive D’Amario ma tale confronto dovrà portare alla attuazione di una strategia chiara di rilancio. Credo che su questa partita, ed in generale sull’industria dobbiamo avere un occhio vigile e pretendere che dal livello nazionale alle risorse europee da poter investire nel settore tramite lo snodo delle regioni, si attui una politica industriale degna di questo nome e su questo punto tenere alta la mobilitazione. Intanto, Il 14 febbraio i sindacati sono stati convocati dal governo nazionale per affrontare la questione Stellantis, siamo in attesa di capire se si tratterà di un vero confronto o delle solite riunioni inconcludenti».

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