La Procura di Larino intenzionata a chiarire ogni aspetto del decesso avvenuto nella notte tra lunedì e martedì all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, col cuore del 49enne Michele Adovasio che ha cessato di battere dopo quasi 4 mesi di ricovero nel reparto di Terapia intensiva. L’uomo fu investito nella tarda serata del 24 ottobre scorso, mentre alla guida della sua Peugeot 208 grigia si stava dirigendo verso Larino, da Montorio nei Frentani, per tornare al capoluogo, dove risiedeva. Reduce da una serata in compagnia di amici e parenti, proprio a Montorio, località di cui era originario, il 49enne ha accostato l’auto sul tratto della provinciale che porta alla stazione di Ururi, probabilmente per espletare dei bisogni fisiologici, quando complice l’oscurità e forse l’alta velocità, un altro veicolo l’ha investito, lasciandolo a terra, senza che chi fosse a bordo della macchina lo soccorresse. A dare l’allarme furono altri automobilisti di passaggio, che allertarono sia i Carabinieri della compagnia di Larino che il 118 Molise, intervenuto con l’ambulanza della Croce di San Gerardo. Le condizioni del 49enne si erano rivelate subito gravi agli occhio dei medici, che d’urgenza lo trasportarono al Pronto soccorso dell’ospedale San Timoteo, quindi venne disposto il trasferimento nel più attrezzato nosocomio garganico, dove purtroppo Adovasio è morto. Per questo, considerando anche la riqualificazione dell’ipotesi di reato a omicidio stradale, la Procura di Larino ha scelto di far eseguire l’autopsia sulla salma del 49enne, ora custodita nell’obitorio di San Giovanni Rotondo a disposizione della Magistratura. L’omissione di soccorso perpetrata ai danni del 49enne ha fatto scattare subito le indagini dei militari dell’Arma, che nel giro di poco rintracciarono una utilitaria grigia. Fondamentali i riscontri forniti da uno degli automobilisti di passaggio sulla provinciale in quella drammatica sera e le telecamere di videosorveglianza della zona, che avevano isolato due persone all’interno dell’utilitaria grigia e poi ricondotto al conducente, peraltro nemmeno il proprietario del veicolo. Chi fu al volante della macchina venne sentito dagli inquirenti accompagnato dal suo legale di fiducia, poi denunciato. Le indagini portate avanti dai carabinieri della compagnia di Larino avrebbero infatti permesso di risalire, non soltanto, al proprietario dell’auto pirata ma anche alla persona che quella sera la stava guidando. I militari sono riusciti, incrociando i dati delle telecamere di sorveglianza dislocate nel centro abitato frentano, le testimonia di un giovane del posto che transitava in quel tragico momento e raccogliendo i pezzi di carrozzeria dell’auto a identificare il mezzo, quindi il suo proprietario, residente in un centro limitrofo e non di Larino. Posizione, che dopo la morte di Adovasio, ora diventa molto più delicata.

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