A breve distanza dalle già intervenute intitolazioni di spazi del Borgo Antico, rispettivamente a don Giovanni Battista (che fu antesignano di iniziative meritorie dedicate agli strati sociali più deboli, ai giovani ed alle famiglie) ed al Maestro De Nigris (indimenticato autore del “Teco Vorrei”, toccante refrain distintivo del “nostro” Venerdi Santo), domenica scorsa ha avuto luogo la cerimonia di intitolazione a fra Immacolato Brienza del giardinetto ubicato in Piazza Cuoco, su cui insiste il balcone della camera nella quale il frate ha trascorso tanta parte della sua breve, travagliata e ieratica esistenza terrena. L’evento nella sua sobria essenzialità – perfettamente in linea con il profilo e con lo stile di vita di questo nostro concittadino, diffusamente percepito in odor di santità – ha toccato momenti di profondo coinvolgimento emotivo. Ha, peraltro, costituito una bella pagina della storia cittadina, in cui il “prima” e il “dopo” ( in termini di avvicendamento di due diverse amministrazioni comunali) hanno trovato un positivo elemento di sintesi. La procedura della intitolazione, infatti, avviata dal Sindaco Di Bartolomeo è stata portata a compimento dal Sindaco Battista. A noi che l’abbiamo promossa ed indotta – a conclusione di un mandato amministrativo che ci ha viste impegnate in interventi sempre caratterizzati da spirito critico costruttivo e non mai strumentale – resta il pieno convincimento che il ricordo tangibile delle figure, a vario titolo, illustri costituisca, all’interno di una comunità urbana, eredità preziosa per i più giovani, segnale culturale forte proiettato al futuro, abbrivio indispensabile per interventi di ripresa e di sviluppo. Significativo ponte tra passato e futuro, in una sorta di condivisa e determinata volontà di giustificare ed alimentare la speranza, rendendola concreta attraverso un agito quotidiano capace di superarla e rinnovarla, senza soluzione di continuità, in “buone pratiche” coese e coerenti, condotte in nome del bene comune.
Pur a fronte della consapevolezza dei tanti e gravi problemi irrisolti e dei tanti e gravi problemi incombenti, la vis polemica si spegne al ricordo di questo frate gracile ed etereo, che si staglia come un gigante per la saldezza di una fede grazie alla quale è riuscito a sublimare la propria sofferenza trasponendola in dimensione catartica, giocata tra l’umano ed il divino. Straordinario messaggio per una umanità dolente, che cerca di non smarrirsi nel suo cammino difficile ed accidentato: ce lo ricorda la presenza alla cerimonia, tra gli altri, di alcuni rappresentanti dell’UNITALSI; ce lo ricordano, accanto alle autorità, numerosi gruppi di cittadini composti e commossi; ce lo ricordano le note incisive della Corale Trinitas, egregiamente diretta dal Maestro Colasurdo, cui va il merito di utilizzare le profonde ed ampie conoscenze musicali per dar vita a performances capaci di scuotere le coscienze, conducendole in una sorta di…”trasumanar”, sconvolgente e rasserenante ad un tempo.
Grazie. A tutti coloro che, in vario modo, hanno consentito di scrivere questa pagina di storia cittadina. Grazie, ancor più, a quanti concorreranno a renderne il significato e la valenza imperituri . Auspichiamo che, attraverso queste iniziative, si accresca in tutti il senso di appartenenza e che si sostanzi di rispetto di tutti gli spazi della città, massime di quelli dedicati al ricordo di uomini ed eventi. Nella fattispecie, riteniamo che il giardino intitolato a fra Immacolato sia punto strategico e, contemporaneamente, punto critico, per le numerose presenze che lo attraversano e che ivi stazionano. In tal senso, ci sentiamo di fare un accorato appello all’attuale Amm.ne Comunale perché si faccia carico di una costante e corretta manutenzione di quel luogo, implementandone e migliorandone sotto il profilo estetico e funzionale la dotazione di verde. Facciamo, altresì, appello al senso civico di tutti, perché in quel luogo non vengano posti in essere interventi devastanti e comportamenti inadeguati, che traggono le mosse da superficialità, incuria, sciatteria. Ci permettiamo, a riguardo, di ricordare alla cittadinanza ed a quanti la amministrano che la intitolazione di uno spazio pubblico assume un significato pregnante non ex se, nel momento celebrativo in senso stretto; quanto piuttosto in azioni ed atteggiamenti rutinali sostanziati di attenzione e rispetto. Tanto fisiologicamente radicati da divenire habitus mentale diffuso e condiviso; espressione e fattore di una nuova modalità di essere cittadini. Solo così le memorie del passato diverranno utile viatico per un futuro di cui essere fieri.

Adriana Izzi
e Marilina Niro

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