Ancora uomini che non si rassegnano alla fine di una storia e che immaginano di poter avere la meglio usando violenza, ricatti, soprusi. Non deve essere stato facile – per la vittima di questa ennesima vicenda che avrebbe potuto avere un altro e tragico epilogo – aprirsi, raccontare una pagina della propria vita rimasta nascosta agli occhi degli altri. C’è voluto coraggio e probabilmente la decisione di raccontare la verità, seppur difficile da spiegare soprattutto alle persone care, le ha salvato la vita.
Lei ha 20 anni in meno di quell’uomo con il quale inizia una amicizia, diventata poi qualcosa di più alla fine del 2020.
Un fidanzato ufficiale e una relazione clandestina con l’uomo, che è anche un amministratore. Arriva il giorno in cui la consapevolezza che la storia avrebbe dovuto finire si fa largo e diventa impellente. Una decisione che avrà avuto tanti motivi, tutti legittimi e da rispettare. E forse – non ultimo – quello del rimorso di vivere una doppia vita sentimentale.
E così lei decide di troncare la relazione con l’uomo. Il copione messo in atto è quello tristemente identico alle migliaia di storie che purtroppo riempiono le cronache: lui non avrebbe accettato la decisione della donna e, pensando di poterle far cambiare idea, avrebbe iniziato una vera e proprio persecuzione ai suoi danni, diventata soggiogazione.
L’escalation della follia arriva a stretto giro: comportamenti morbosi che avrebbero minato la psiche della giovane donna intorno alla quale avrebbe creato il vuoto. Immaginando di poterla tenere stretta a sé, le avrebbe impedito di vedere gli amici, l’avrebbe costretta a troncare le relazioni sociali, a mostrare il telefono in ogni occasione. E, di pari passo, sono arrivate le ossessioni e la violenza.
La donna lo avrebbe trovato in ogni luogo, sulla porta di casa e all’uscita dal lavoro. E poi la violenza, psicologica e fisica: costretta a frequentarlo, a vederlo, ad avere rapporti spesso dopo averle usato violenza fisica. E, per finire, la minaccia di suicidio in caso la loro relazione fosse finita.
Un girone infernale dal quale la donna ha provato ad uscire: ha denunciato il suo aguzzino ai carabinieri della stazione di Torella del Sannio ma nemmeno questo atto dirompente è riuscito a fermare l’uomo che l’ha seguita e aspettata sotto casa. Solo l’intervento dei militari ha scongiurato il peggio: l’uomo aveva una roncola e un vanghetto, sequestrati proprio dai Carabinieri che lo hanno perquisito. Armi regolarmente detenute visto l’impiego dell’uomo, che è una guardia ecologica.
Il quadro indiziario, assieme agli screenshot dei messaggi nei quali l’uomo minacciava la ragazza di rendere nota la relazione a tutto il paese, le testimonianze raccolte e il puntuale e coraggioso racconto della vittima hanno consentito di contestare al carnefice i reati di atti persecutori, violenza privata e violenza sessuale. All’uomo è stata notificata l’ordinanza di divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla giovane donna e dai suoi prossimi congiunti.
Le aggressioni e le intimidazioni sono un fenomeno in costante crescita, rimarcano dalla procura di Campobasso, nei confronti dei quali Magistratura e forze dell’ordine intraprendono tutte le iniziative possibili per prevenirlo, contrastarlo e fermarlo.
E dimostrano, ancora una volta e ad un mese esatto dalla tragica fine di Romina De Cesare, come sia labile il confine tra la vita e la morte quando si innescano queste dinamiche coercitive, violente, persecutorie. Occorre avere il coraggio di denunciare e di scegliere la vita, di non sentirsi sbagliate e colpevoli nel chiudere una relazione sentimentale. Il coraggio che questa sopravvissuta ha avuto.
ls

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