Consiglio comunale straordinario ieri pomeriggio nel piccolo centro che si affaccia sul lago: all’ordine del giorno il progetto di centrale Pizzone II. L’assise ha votato, dopo la presentazione di un emendamento della maggioranza, contro il progetto. Presente anche una delegazione di Alfedena, Il consiglio comunale, come si evince dall’atto pubblicato sull’albo pretorio del Comune, era stato richiesto dalla minoranza. Il tam tam è, ovviamente, anche social: sulla pagina Fb del Coordinamento No Pizzone II la condivisione dell’esito sperato della seduta.
Intanto, qualcosa si muove anche a Roma, Il ministero della Cultura ha richiesto al ministero dell’Ambiente e all’Enel una corposa documentazione integrativa. Come si ricorderà, fino al 13 gennaio prossimo l’iter per la valutazione di impatto ambientale e di incidenza è sospesa, a seguito della richiesta in tal senso avanzata proprio dalla società che dovrebbe realizzare la centrale. Un lungo e corposo elenco di documenti, quello richiesto dal ministero della Cultura che coinvolge il fronte dei beni ambientali e quello dei beni archeologici.
In sintesi, il Mic rileva che il progetto che si vorrebbe realizzare interessa «aree e ambiti di passaggio delle Regioni Molise e Abruzzo di notevole carattere testimoniale ricompreso tra i territori comunali di Pizzone, Castel San Vincenzo e Alfedena» e dunque coinvolge una vasta area intercomunale di ampia visibilità. Motivi per i quali deve essere valutato con particolare attenzione.
Nella richiesta inoltrata al Mase e all’Enel, si ripercorrono i dettagli del progetto specificando che l’impianto prevede la realizzazione di una centrale elettrica di 300 MW «da realizzare nel sottosuolo a diverse decine di metri di profondità, con un articolato sistema di gallerie per l’accesso alla stessa centrale e alle torri piezometriche con le rispettive paratoie; è prevista la realizzazione di nuove strade di servizio (alcune con fronti di riporto di circa 15 metri), aree di cantiere temporanee e permanenti, nonché la realizzazione di un elettrodotto aereo di 3 chilometri realizzato con 16 sostegni di altezza variabile tra 36 e 38 metri nonché di una stazione elettrica in prossimità di un elettrodotto esistente». Insomma, non proprio un progetto senza conseguenze su un territorio tutelato e anche sull’impatto visivo, rilevano dal Ministero. E l’elenco della documentazione da produrre è indicativo di quello che l’obiettivo: capire come una centrale simile possa ‘integrarsi’ con quel patrimonio ambientale, paesaggistico, storico e culturale.
Il Ministero chiede di avere «specifica elaborazione grafica con l’inserimento dell’impianto e dell’insieme delle sue opere di connessione, evidenziando, con idonea e differente simbologia non solo cromatica, la viabilità attuale e le caratteristiche morfologiche dei luoghi, la tessitura storica del contesto paesaggistico (nuclei antichi, abbazie, masserie, chiese rurali, torri, campanili, rete tratturale, castelli, ruderi ed ulteriori elementi antropici puntuali di percezione visiva), l’indicazione dei reciproci rapporti di visuale tra detti beni». E poi, la tabella riassuntiva dei volumi di scavo e di riporto, con indicazione dell’altezza massima del fronte di scavo e di riporto per ogni piazzola per l’istallazione dei piloni dell’elettrodotto, per ogni tratto di nuova viabilità, nonché per i piazzali necessari per la realizzazione di tutte di tutte le aree di cantiere, sia temporanee che permanenti, nonché dell’area per la realizzazione della centrale elettrica, l’elaborato generale e di dettaglio di sovrapposizione tra stato di fatto e di progetto dell’area dell’attuale centrale idroelettrica di Pizzone. E ancora, i grafici di progetto delle aree di cantiere, sia temporanee che permanenti, per comprendere la modifica morfologica dei luoghi coinvolti, l’elaborato di dettaglio che analizzi l’impatto “significativo” sul lago di Castel San Vincenzo, le modifiche necessarie alle sponde del lago in fase di esercizio dell’impianto «individuando tutte le opere e manufatti non più utilizzabili nonché le opere spondali necessarie per il funzionamento in sicurezza dell’impianto». Il ministero della Cultura chiede anche la nota tecnica di chiarimento sul livello di quota minima. Perché ritiene sia indispensabile chiarire, «con specifica relazione tecnica quale sia il livello minimo del lago di Castel San Vincenzo al fine di valutare (…) l’impatto sul contesto paesaggistico rispetto alle quote più basse rispetto al livello medio mensile dello stato di fatto». E ancora: serve la tabella di sintesi distinta per ogni opera e lavorazione da realizzarsi compresi scavi, riporti superficie da disboscare, «in corrispondenza degli areali individuati dal Piano territoriale paesistico di area vasta n.7 “Mainarde e Valle dell’Alto Volturno” approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. 107 del 07/04/99 i cui contenuti equivalgono a dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi della legge n. 1497 del 1939». E ancora, la nota tecnica su tempi e modi delle opere da attuarsi sull’esistente impianto idroelettrico, in particolare per la dismissione e smantellamento dello stesso, la documentazione fotografica ad ampio raggio, con punti di scatto da luoghi significativi, da punti panoramici e lungo le principali strade, nonché in prossimità dei beni culturali sottoposti a tutela tenendo in particolare conto del sistema insediativo dei centri urbani e degli agglomerati rurali presenti nel contesto e della rete tratturale.
E ancora: il ministero della Cultura chiede a Enel l’inserimento del progetto «con foto inserimento realistico dall’alto, anche con punto di visuale da drone, del nuovo tratto di viabilità che collega il tornante T10 alla torre piezometrica, al fine di valutare percettivamente l’ingombrante sistema di realizzazione; l’elaborazione di ulteriore render fotografici dell’impianto, su immagini reali ad alta definizione e realizzate in piena visibilità (assenza di nuvole, nebbia, foschia, ecc.) con punti di vista, sia a grande scala che a scala ravvicinata, privi di ostacoli e in primo piano, che rappresentino tutte le nuove opere a farsi (torri, centrali elettriche, piazzole, stazione elettrica, elettrodotto, aree di cantiere ecc.) e il livello del lago alla quota minima di esercizio». Ma non finisce qui: per quanto attiene alla tutela del patrimonio archeologico, scrivono dal Ministero, l’impianto in progetto «ricade in aree caratterizzate da evidenze certe e dichiarate, sia per le aree direttamente interessate dal progetto che nelle immediate vicinanze».

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