Cinque chilometri e mezzo. Sono quelli dell’ormai famoso Lotto Zero, la strada di collegamento tra il bivio di Pesche al km181+500 della Statale 17 ed il Lotto 1 della Isernia–Castel di Sangro. Cinque chilometri e mezzo che, nel progetto, prevedono due gallerie, otto viadotti e tre svincoli per un costo complessivo di 170 milioni di euro. Il tutto per consentire un risparmio, in termini di tempi di percorrenza, di soli tre minuti. Un’opera che, secondo il comitato No Lotto Zero, avrebbe pesanti ripercussioni su un territorio fragile a mezzacosta, in prossimità della falda acquifera (nella prima galleria Trigno) e delle sorgenti del fiume Sordo che alimentano l’acquedotto comunale da 2000 anni. «Nella stessa area – spiega Celeste Caranci, portavoce del comitato – insiste un progetto approvato dal Consiglio comunale di Isernia con due diverse delibere, del 2005 e del 2006, che danno il via libera alla creazione del “Parco delle acque di San Martino” (e Legambiente ha tenuto ad inizio febbraio una conferenza su tale progetto in occasione delle giornate dedicate alle aree umide). Inoltre, a poche centinaia di metri in linea d’aria, è presente la “Riserva orientata di Pesche”, area di interesse naturalistico istituita dalla Comunità Europea». Il Lotto Zero non s’ha da fare, né ora né mai. E il comitato torna a far sentire forte la propria voce con una lettera aperta al Presidente della Repubblica sull’onda dell’inserimento dell’opera fra le 53 in Italia da realizzare con il supporto di un commissario straordinario che ne velocizzi gli iter. Ed è di qualche giorno fa l’avvio delle pratiche di esproprio dei terreni interessati. «Il progetto è approdato alle commissioni parlamentari competenti – rimarca il portavoce del Comitato – che dovranno pronunciarsi e saranno chiamate a farlo successivamente alla soluzione della crisi di governo in corso, con tempi che, ad oggi, non sono definibili». Alle tre commissioni coinvolte, il Comitato ha inviato la documentazione prodotta in 7 anni di attività, consistente in istanze e richieste rivolte ai vari Enti competenti: Comuni, Regione Molise, Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e Anas. «Abbiamo recapitato gli esposti presentati in diverse procure, tribunali, alla Corte dei Conti e alla Autorità nazionale anticorruzione, insieme alle diverse denunce inoltrate dall’associazione antimafia Caponnetto. Sono tuttora aperte – ricorda Caranci – inchieste da parte di organismi di controllo da noi attivati che potrebbero invalidare l’iter procedurale seguito fino ad oggi». Secondo il Comitato, la lettura attenta delle schede tecniche dell’Anas a corredo del progetto definitivo «evidenzia in maniera macroscopica l’inconsistenza delle motivazioni a supporto dello stesso. Si riporta che il traffico veicolare ipotizzato per il nuovo tracciato sarebbe “esiguo” (testuale), nell’ordine di poche decine di veicoli giornalieri (come abbiamo sempre saputo), con tempi di percorrenza medi abbreviati di appena tre (3) minuti (cosa verificata da noi sul campo da anni). A queste due risibili motivazioni, non viene aggiunto nient’altro in quanto nient’altro vi è. Tutto qui! La lettura degli atti dovrebbe portare a una serena bocciatura del progetto, accompagnata magari da una richiesta di restituzione delle parcelle pagate alla società redattrice del piano, la quale ha già intascato la bella cifra di quattro milioni e mezzo di euro. Se il Lotto Zero venisse realizzato – sottolineano dal Comitato – sarebbe realizzato il più grande spreco di denaro pubblico in Molise degli ultimi decenni. Il costo dell’auditorium “Città di Isernia” è stato pari a 55 milioni di euro e sarebbe quindi surclassato di circa quattro volte (ad oggi)». Nelle osservazioni trasmesse dal comitato al Parlamento, si sottolineano le diverse criticità emerse. «Dalla “questione acque”, in parte i progettisti ci hanno dato ragione modificando il progetto originario, a quella dell’aria, in assenza di studi approfonditi sul tema. Per non parlare delle diverse anomalie inerenti l’iter procedurale durante il quale il costo complessivo, partito da 18 milioni, è balzato agli attuali 170 milioni» ricorda Caranci. Parte di queste osservazioni arriverà sulla scrivania del Presidente della Repubblica al quale il comitato No Lotto Zero ha deciso di scrivere «in quanto garante supremo e custode delle regole costituzionali che riteniamo ripetutamente violate o ignorate». Nella lettera si fa esplicitamente riferimento all’obbligo «disatteso, di valutare quella che è definita “Opzione Zero”. Tale opzione indica la necessità tassativa di analizzare non solo il rapporto costi/benefici nel caso in cui si scelga di realizzare un’opera, ma anche le conseguenze che comporta l’eventuale non realizzazione della stessa. In base alla sentenza del Tar del Veneto n. 333/2012 e del Consiglio di Stato 6777/2018, un procedimento può essere bloccato in mancanza di tale requisito. Nel nostro caso è assolutamente assente. Nella fase storica di drammatica crisi sociale, economica e ambientale che stiamo attraversando – ricordano dal Comitato – con in nostri paesi che franano alle prime piogge, con gli assi viari centrali molisani lasciati nell’incuria, una rete ferroviaria obsoleta risalente all’inizio del ‘900, con imbuti di traffico quali quello di Venafro, riteniamo folle la scelta di realizzare un tratto di strada inutile, costoso e dannoso. Buon senso e cura dell’interesse generale suggeriscono che bisognerebbe invece migliorare e curare l’esistente e gli interventi “pesanti” destinarli a situazioni rilevanti, tenendo in debito conto le compatibilità economiche e ambientali sempre più urgenti, avendo sempre come faro/guida il Bene Comune. I 170 milioni eventualmente risparmiati ci eviterebbero uno scempio ambientale e sarebbero sufficienti ad azzerare l’abnorme deficit della nostra sanità (pari a 103 milioni al 2020!) e, contemporaneamente, basterebbero a fare della nostra terra un esempio di virtù e di conversione ecologica, alimentando progetti di economia circolare. Sarebbe l’occasione per curare e valorizzare le nostre peculiarità storiche e paesaggistiche uniche, dare un impulso all’agricoltura biologica e all’artigianato tipico e di qualità, mettere in campo un piano regionale di risparmio energetico e tanto altro ancora!». Dal comitato, quindi, l’appello ai parlamentari molisani affinché attivino tutti i canali a loro disposizione perché si formuli un parere negativo che bocci la realizzazione di quei 5 chilometri e mezzo.

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