Molti lavoratori della Ittierre hanno protestato davanti ai cancelli dell’azienda durante le otto ore di sciopero proclamate dalle varie sigle sindacali. Non c’è stato l’atteso corteo che doveva concludersi davanti alla Prefettura di Isernia (come annunciato in una precedente assemblea) ma un presidio pacifico a Pettoranello, sotto lo sguardo attento e discreto delle forze dell’ordine. I sindacati stimano che l’adesione alla protesta abbia riguardato un terzo dei lavoratori: un numero non straordinario, ma comunque sufficiente a portare il messaggio di disagio alla stampa e, quindi, all’opinione pubblica. “Vogliamo sfilare in passerella, non per strada – spiega una lavoratrice preoccupata per il futuro della Ittierre – questo è il nostro lavoro e noi crediamo nell’azienda”. A far incrociare le braccia ai dipendenti dello stabilimento tessile, la paventata cassa integrazione per 200 persone nelle prossime settimane, che diverrà realtà qualora dal Ministero dello Svilupppo Economico non dovessero giungere segnali incoraggianti sul piano di rilancio aziendale presentato dal patron Bianchi. Lino Zambianchi, della Filctem Cgil, spiega: “Al Ministero sono giunte due proposte: una vede il rilancio dell’azienda nei prossimi tre anni per investimenti pari a quaranta milioni di euro e l’assunzione di nuova forza lavoro. L’altra proposta prevede una contrazione di 200 dipendenti. E’ ovvio che noi vorremmo che le istituzioni facessero pressioni a Roma perché si concretizzi il primo piano di rilancio”.

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