Appuntamento alle 18, nell’auditorium Unità d’Italia così da consentire a chiunque voglia partecipare di poterlo fare. Il consiglio comunale convocato in adunanza aperta, voluto a margine dell’ennesimo taglio nei servizi sanitari erogati al Veneziale, si annuncia particolarmente affollato: oltre ai consiglieri comunali, gli assessori e il sindaco Castrataro, la convocazione è stata inviata al prefetto Faramondi, ai parlamentari molisani, al presidente della Regione nella sua qualità di commissario ad acta Donato Toma, agli assessori e consiglieri regionali, al direttore generale dell’Asrem, al presidente della Provincia, al Vescovo Cibotti, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, agli ordini professionali dei medici, dei farmacisti, degli infermieri e psicologi, alla Croce Rossa, all’Afasev, alla cooperativa Lai e al comitato “In seno al problema”. E di certo saranno tanti i cittadini preoccupati dal progressivo declino dell’ospedale che vorranno capirne di più e che prenderanno parte all’adunanza. Probabilmente si vedrà in sala anche qualche sindaco della provincia, visto che quell’ospedale, il Veneziale, è l’unico rimasto sul territorio, quello che dovrebbe essere riferimento e che invece sta progressivamente diventando un poliambulatorio, così come definito da qualche consigliere comunale di centrodestra nel corso dell’ultima seduta consiliare a Palazzo San Francesco.
Intanto, nell’unico ospedale cittadino e provinciale, la situazione è arrivata davvero al limite della sopportazione: quanto accaduto sabato, con l’arrivo del Nas chiamato a verificare le condizioni di lavoro in una giornata di ordinaria follia per la carenza di medici che è fatto arcinoto ormai da anni, potrebbe innescare un effetto domino imprevisto.
Perché i camici bianchi, ormai sull’orlo di una crisi di nervi per le evidenti difficoltà che quotidianamente devono fronteggiare per evitare l’interruzione di pubblico servizio, potrebbero arrivare alla decisione finale. Lasciare.
Tra l’altro, dei 4 medici in servizio al momento (sugli 11 che c’erano cinque anni fa) almeno due sarebbero prossimi alla pensione. Il che significa che se la vicenda non troverà una soluzione seria, concreta e fattibile subito, potrebbe davvero essere troppo tardi.
I medici del Pronto soccorso si riuniranno domani per decidere insieme come evidenziare ancora una volta – e potrebbero farlo con un atto di certo clamoroso – la situazione ingestibile che fronteggiano ogni giorno da troppo tempo e senza alcun riscontro dai vertici aziendali Asrem. Che conoscono bene cosa accade nel reparto, che sanno delle difficoltà, delle ripercussioni sull’ambiente di lavoro, della sindrome da burnout che ormai sembra evidente.
Dimettersi in blocco significherebbe mettere di fronte all’evidenza chi fino ad oggi non l’ha vista, non l’ha considerata per come avrebbe dovuto.
Il Pronto soccorso è la porta dell’ospedale, e non solo in senso letterale: chiunque abbia bisogno delle prestazioni sanitarie, si riferisce a questo reparto e sabato scorso, di fronte a pazienti in attesa, a due codici rossi, ad altri due pazienti da trasferire a Campobasso per Covid, la situazione è esplosa. E così dal Pronto soccorso è partita la telefonata ai carabinieri del Nas.
Non è un fulmine a ciel sereno, solo chi non ha voluto vedere può sentirsi sorpreso. Sono anni che dal Pronto soccorso si alza la voce sulla necessità di personale, sulla evidente carenza di medici, sulle difficoltà nel poter onorare il giuramento di Ippocrate. E poi, con un effetto domino, la stessa situazione ha cominciato a verificarsi in altri reparti: ortopedia, pediatria, medicina generale, emodinamica. E poi, ultimo ma probabilmente non per ultimo, psichiatria dove i ricoveri sono stati bloccati in attesa di rinforzi: tre medici che si occupavano della parte ospedaliera e dell’assistenza territoriale. E intanto i concorsi continuano ad andare deserti. Il senso di frustrazione e la stanchezza si impadroniscono di chi, ancora, vuole indossare quel camice bianco.

ppm

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