Ed è il sindaco Piero Castrataro, nel suo intervento che di fatto chiude il consiglio comunale, a mettere in ordine i tasselli, a puntualizzare – con calma e senza quella nervosità che troppo spesso si alza dai banchi della minoranza – una vicenda che nei fatti è invece molto chiara. L’amministrazione sceglie di stare dalla parte di tutti i cittadini, destinando ai servizi per la comunità le somme che avrebbe dovuto eventualmente investire per sanare le posizioni debitorie di alcuni. Ma è il momento di tirare le somme, per Castrataro. E di mettere all’angolo le responsabilità – dal Parlamento alla Regione – di problematiche che si abbattono sugli enti locali. Perché, la sintesi del ragionamento, è che le promesse e i proclami sono parecchio diversi dalla sostanza delle decisioni che invece, a livello nazionale e locale, sono state assunte.
«A me dispiace che il consigliere Mancini abbia utilizzato la parola responsabilità – dice il sindaco -: per quanto mi riguarda, la responsabilità doveva essere quella di chi ha proposto di aderire al Milleproroghe nonostante abbia fatto parte di una amministrazione e ne abbia votato i bilanci, conoscendo cosa significhi andare a stralciare quelli che si chiamano residui attivi».
Castrataro ne ha anche per l’ex assessore Eugenio Kniahynicki rientrato in aula per effetto delle dimissioni dell’onorevole Lancellotta. «Una sorpresa che lei abbia dato del burocrate a qualcuno che invece sa cosa può succedere stralciando quei debiti. Perché lei deve saperlo e, nel caso non lo sappia in questo momento, vuole dire che non lo sapeva nemmeno prima ma ha approvato cinque bilanci non sapendo quali erano i residui attivi. Cosa che ritengo alquanto grave nei confronti dei cittadini di Isernia» la bordata del sindaco.
Ma la questione non è affatto personale, è politica. E attraversa Parlamento, Regione e Comune.
«Il Parlamento ha ben pensato di fare una norma con la quale si offre la possibilità ai comuni di stralciare determinate posizioni debitorie ma senza alcuna risorsa».
Il nocciolo della questione è tutti qui, incalza il sindaco. Della serie: «se c’è un problema, è meglio che lo risolvano le amministrazioni, con i loro soldi ma, come ha detto giustamente il consigliere Amendola, prendendosi il merito. Ma noi non siamo la Regione che può andare in deficit e non essere commissariati. Lei sa benissimo – continua il primo cittadino interagendo con l’ex assessore alla Cultura -, avendo lasciato addirittura un comune deficitario a livello strutturale, che io non lo permetterei mai di andare in deficit e non perché non voglio andare a casa ma perché, per l’ennesima volta, questo comune finirebbe nelle mani di un commissario».
Dal Parlamento, passando per la Regione e per finire al Comune. Un filo rosso lega gli eventi. Un filo rosso che da un lato trova gli impegni assunti dal governo di centrodestra, dall’altro trova i fatti poi concreti realizzati.
«Quando è stato approvato il Def, che i nostri quattro parlamentari hanno votato, la spesa sanitaria si è ridotta dal 6,7% del 2023 al 6,3 del 2024 al 6,2 del 2025. Se guardiamo al solo Molise, una riduzione del 10%, dei 600 milioni, e non parliamo solo di sanità pubblica, perché anche la convenzionata prendi i soldi da lì, vorrebbe dire 60 milioni di euro in meno. Siccome strutturalmente ogni anno abbiamo 50 milioni di euro di debito, vorrebbe dire che nel 2025 ne avremo110. Ed è questo è quello che ha fatto il vostro Governo, quello che dice di proteggere i deboli, quello che non gliene frega di tagliare tranquillamente sulla sanità».
Si torna a bomba, ai famosi 2milioni e 300mila euro che servirebbero per stralciare le posizioni debitorie di chi non ha pagato le tasse. «Supponiamo che noi trovassimo 400mila euro per 5 anni, a chi dobbiamo assegnarli? A chi non ha pagato le tasse o a chi ora non riesce ad andare avanti? Questo il tema sul quale fare politica e decidere, con vari indicatori, chi aiutare. Ma la vostra maschera è caduta, avete fatto un autogol clamoroso perché potevate venire in aula con una soluzione. Nessuno che abbia detto: troviamo 400mila euro ma invece di darli a chi non ha pagato le tasse, diamoli a chi non ce la fa».
Il filo rosso poi si ferma al governo regionale, ovviamente a quello uscente.
Il Comune sta cercando di reperire almeno 100mila euro da appostare per le note vicende dei bus cittadini. «E lo sa perché? – continua il ragionamento che Castrataro ha ingaggiato con Fratelli d’Italia -. Perché il suo ex assessore, che si chiama Quintino Pallante, ha ben deciso di non dare soldi ai Comuni che fanno trasporto pubblico locale ma di tenerli tutti per la Regione. Siccome noi abbiamo gli autobus scassati, li dobbiamo ricomprare e pure usati.
Ci sono fermi soldi di un decreto di agosto 2022, sono 500mila euro per il 2022 e 800mila dal 2023 al 2033. La Regione non può spenderli perché non ha un bilancio. E allora di che cosa parliamo? Di qualcuno che fa i compiti a casa e di qualcun altro che scarica i propri errori su di noi. Io non ci sto – conclude il sindaco -: non è questa la politica che voglio. Io voglio una politica responsabile, che aiuta chi non ce la fa ed è quello che stiamo facendo da quando siamo qui. L’anno prossimo usciremo dal disavanzo, significa restituire dignità a questo Consiglio che potrà decidere come spendere l’avanzo. Perché altrimenti voi, quando magari governerete, avrete sempre le mani legate».

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