«La sentenza ribadisce quello che c’è scritto nell’articolo 21 della Costituzione: che c’è libertà di parola e di espressione, nei limiti della correttezza imposta dalla legge. Io posso parlare, quindi. Quello che mi era stato negato, con quella sanzione disciplinare, era il diritto di parola per il quale invece mi sono battuto. Al di là di me, per una esigenza collettiva. Un articolo della Costituzione non può essere annullato». Non nasconde la soddisfazione Lucio Pastore, primario del reparto di Pronto soccorso del Veneziale. Un professionista che lavora in trincea e non solo da un anno a questa parte. Ieri pomeriggio ha voluto illustrare la sentenza emessa dal giudice del lavoro del Tribunale di Isernia che annulla la sanzione disciplinare emessa dall’azienda sanitaria nei suoi confronti a causa delle dichiarazioni contenute in un articolo pubblicato da questa testata nel 2016. Una sanzione conseguente all’atteggiamento di Pastore definito «gravemente irriguardoso» per aver posto in essere «comportamenti non consoni allo status di dipendente». Ma cosa aveva detto il primario, in quella intervista rilasciata a Primo Piano Molise e finita all’attenzione della dirigenza Asrem che aveva adottato un codice di comportamento per i suoi dipendenti? «L’azienda mi contestava dichiarazioni che, a loro dire, non potevo fare. Io ho dichiarato, allora, che lo sfascio della sanità dipendeva dalle scelte di tipo politico, clientelistico e familistico adottate, dalla progressiva distruzione della sanità pubblica» spiega Pastore. «Si tratta di una sentenza che ha una importante valenza giuridica perché – continua – questa volontà di mettere il bavaglio si sta diffondendo su tutto il territorio. Ha un valore alto, ringrazio il magistrato per averla stilata in maniera estremamente chiara ed esaustiva». Lucio Pastore è reduce da giorni e giorni di estrema difficoltà: pazienti in attesa per giorni di un ricovero, le difficoltà di smistamento nei reparti, quelle croniche legate alla carenza di personale. Notizie queste comunicate alla dirigenza Asrem, con una richiesta ufficiale di blocco dei ricoveri. Nessuna risposta ma l’altro ieri la ‘convocazione’ negli uffici della direzione aziendale. E questa sentenza, adesso, diventa un precedente anche per il colloquio che si terrà la prossima settimana. Le criticità evidenziate allora sono le stesse di oggi. «In periodo Covid abbiamo avuto contezza di quale fosse lo stato della sanità molisana – commenta ancora Pastore -; abbiamo avuto quasi 500 morti, un indice Rt tra i più alti d’Italia su una popolazione con una densità abitativa estremamente scarsa; ospedali, tranne il Veneziale, diventati misti con la conseguente perdita della capacità di risposta per le altre patologie. Tutto questo ha la sua origine in quelle parole: politica familistico clientelare e spostamento di fondi al privato, con la conseguente distruzione del sistema pubblico».
Sanzione disciplinare annullata, quindi, e azienda sanitaria regionale condannata a restituire circa 650 euro e a pagare le spese. Soddisfatto il legale Oreste Scurti. «Un giudice della Repubblica Italiana, e la cosa che mi fa più piacere è che sia il giudice del lavoro di Isernia, la dottoressa Puleio, ha sentenziato che il dottor Pastore aveva ragione. Che le critiche che sono state espresse erano giuste. Che poteva compiere quella attività perché era lecita. Quindi è stato riaffermato il principio dell’articolo 21 della Costituzione che prevede che tutti abbiano il diritto di poter esprimere liberamente la propria opinione, il proprio pensiero. Riaffermarlo oggi è un piacere immenso». C’è anche Italo Testa, figura emblematica delle battaglie per la sanità pubblica. Che rimarca come si tratti di una sentenza importante «per tutti coloro che stanno facendo attività negli ospedali e che criticano la sanità che si sta attuando in questo momento».

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