I rapporti tra Cercemaggiore e la Curia di Campobasso, e tra il sindaco Mascia e il vescovo, sono probabilmente più compromessi di quelli diplomatici tra Stati Uniti e Russia.
La ferita che si è aperta per l’allontanamento di don Peppino ancora sanguina.
Le due chiese in cui il parroco quotidianamente celebrava – raccontano in paese – fino a qualche mese fa erano sempre piene di fedeli. Adesso certo non sono vuote. Ma le presenze sono ridottissime.
Eppure mercoledì 18 la chiesa madre di Santa Maria della Croce era stracolma. Mai, probabilmente, il nuovo parroco aveva visto tanta gente. Alle 19 era atteso il vescovo Bregantini. Il capo della diocesi è arrivato puntuale e pare sia rimasto favorevolmente sorpreso da cotanta presenza. Al nuovo parroco, raccontano, brillavano gli occhi.
Quale occasione migliore per togliersi qualche sassolino dalle scarpe?
Quando monsignor Bregantini è uscito dalla sacrestia per la celebrazione del mese Mariano, tutti i presenti, fatta eccezione di una decina di fedelissimi dell’attuale governance parrocchiale, si sono alzati e hanno lasciato i banchi vuoti. In religioso silenzio. Senza pronunciare parola, senza esporre un cartello, senza battere ciglio.
«Abbiamo solo manifestato il nostro dissenso – spiegano – nei confronti di una persona che qui non è gradita».
Tutto pare sia accaduto sotto lo sguardo vigile di numerosi carabinieri, che evidentemente – non certo i fedeli dissidenti – qualcuno avevo messo in guardia.
Nulla contro il nuovo parroco, ci tengono a sottolinearlo in paese. «Anzi, dispiace che si sia creata questa situazione molto antipatica. Ma quello che è accaduto con don Peppino non lo perdoneremo».
L’ex parroco di Cercemaggiore, molto amato dai suoi fedeli, pare tra l’altro che sia stato trasferito a Riccia e non più a Jelsi. Non solo! A Riccia ricoprirebbe il ruolo di vicario del titolare della parrocchia. Come dire? Una sorta di punizione…
«Sia chiaro che se la nostra protesta non è degenerata – lo ribadiscono con voce sostenuta i fedeli adirati con la Curia – è solo perché don Peppino, a cui resteremo legati per sempre, ci ha chiesto di osservare il silenzio perché lui ha giurato obbedienza alla Chiesa è perciò ha ritenuto giusto accettare con fede, devozione e convinzione le decisioni assunte dal suo vescovo. Altrimenti non ci saremmo fermati di fronte a nulla».
Letto così, l’atteggiamento dei fedeli di Cercemaggiore potrebbe sembrare oltremodo irrispettoso nei confronti della Chiesa e soprattutto della religione cristiana. Al di là dell’affetto per don Peppino, a qualche domanda resta complicato dare risposta: «Perché, ad esempio, gli avvicendamenti dei sacerdoti non riguardano alcune parrocchie della medesima Curia che sembrano invece “blindate”? Ci sono parrocchie dell’hinterland di Campobasso, ma anche nello stesso capoluogo, che da decenni sono guidate dallo stesso prete. Perché?».
Lo strato di ruggine è spesso e datato. Arriva da lontano. Dai tempi del tanto discusso don Felix. E, ancora, la visita di papa Francesco a Campobasso, originariamente prevista a Cercemaggiore.
I rapporti sembrano compromessi anche tra l’amministrazione comunale e la Diocesi. Pare che il sindaco abbia avuto più di un incontro con l’arcivescovo Bregantini. Incontri infruttuosi, tanto da arrivare alla rottura.
Il 2 luglio a Cercemaggiore si festeggia la Madonna della Libera, ricorrenza molto sentita che oltre a richiamare tante persone dall’hinterland, è occasione per tutti gli emigrati di far rientro in paese. Sembra certo che il vescovo non parteciperà. E se dovesse partecipare, il sindaco gli ha già fatto sapere (in realtà pare glielo abbia detto di persona) che lui, l’amministrazione e molti cittadini diserteranno le celebrazioni. E per la prima volta nella storia il Comune non esporrà il gonfalone in chiesa.
Insomma, un bel pasticcio che va ben oltre il noto e simpatico conflitto tra don Camillo e Peppone.

ppm

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