Da mercoledì l’ex jeanseria di Cercemaggiore è chiusa. Titolari e dipendenti della fabbrica, che oggi produce mascherine, sono tutti a casa in isolamento dopo che numerosi lavoratori sono risultati positivi al test rapido. E adesso aspettano di essere chiamati dall’Asrem per effettuare il tampone molecolare, il solo che con certezza può diagnosticare l’infezione in atto. Mercoledì sera era stato il sindaco, con un post su facebook, a segnalare il pericolo di un importante focolaio in paese. Ieri i contorni della vicenda, che aveva gettato nel panico l’intera popolazione, si sono fatti più nitidi anche se la situazione è purtroppo tutta ancora in evoluzione. Il cluster scoppiato all’interno della fabbrica, dove ci lavorano anche persone di altri comuni, potrebbe essere piuttosto esteso. Al momento sarebbero 35 i lavoratori positivi al test antigenico. Ma si tratta di numeri non supportati da test molecolari che vanno richiesti dal medico di famiglia al Dipartimento di prevenzione dell’Asrem ed effettuati solo dai laboratori del servizio sanitario regionale. Quelli eseguiti dai privati possono avere un effetto tranquillizzante sulle persone, ma non hanno alcun valore ai fini del tracciamento scientifico.
Per questo è opportuno non tergiversare e segnalarsi per evitare la diffusione del contagio e per circoscrivere il focolaio.
Il primo cittadino Mascia invita l’Asrem a fare in fretta e i suoi concittadini a mantenere la calma, ma a non abbassare la guardia anche perché pure i numeri ufficiali forniti dal bollettino dell’Asrem cominciano a salire. Ieri altri 4 positivi a Cercemaggiore che portano a undici il conto dei contagiati.
Intanto Piero Di Florio, figlio della titolare dell’ex jeanseria, con un post su facebook rende pubblica la vicenda: «Cari amici, sicuramente siete già a conoscenza di ciò che è accaduto e che mi vede protagonista insieme alla mia famiglia e ad alcune delle nostre dipendenti! Nonostante avessimo fatto diverse sanificazioni del locale e adottassimo costantemente le misure di sicurezza, il virus ha colpito, ci ha colpito… Quello che ci consola è che lo abbiamo contratto per adempiere al nostro dovere, lavorando! Un grosso in bocca al lupo a tutti coloro che, come noi, sono in regime di quarantena e nell’attesa di poter tornare ad una vita “normale” auguriamo a tutti una pronta guarigione».

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