La vicenda relativa al Consorzio Adi, che vede presidente Aline Mutesi, cognata del deputato Aboubakar Soumahoro (Verdi e Sinistra) e consigliere d’amministrazione la suocera, Maria Therese Mukamitsindo, si estende al di fuori dei confini del Lazio. La Procura di Latina fin dal 2019 indaga con l’ipotesi di malversazione di erogazioni pubbliche. Come riferito dalla stampa nazionale, l’inchiesta ha avuto impulso da una denuncia sindacale, a opera della sigla Ulitucs di Latina. 26 lavoratori avevano protestato a causa di stipendi non pagati per circa 400mila euro (con ritardi anche di 15 mesi). Di questi nel frattempo solo 4 hanno visto regolarizzata la propria posizione. «Così gli stipendi non venivano pagati eppure dal bilancio 2020 del Consorzio Aid si scopre che la società in quell’anno ricevette ben 749.301,68 euro da enti pubblici per l’assistenza nella gestione dei migranti. Nell’elenco spiccano i 111.464,50 euro incassati il 10 dicembre 2020 dalla prefettura di Latina, che il precedente 27 ottobre aveva già versato altri 107.717 euro, preceduti dai 105.395,17 euro del 21 settembre e dai 103.672,40 euro del 24 giugno, data in cui Aid ha incassato altri 99.282,67 euro. Ma non fu solo la prefettura di Latina ad affidare incarichi al consorzio guidato da Aline Mutesi: nella lista ci sono anche gli importi versati dal Comune di Termoli e da quello di Latina. La causale spazia, a vario titolo, dal «servizio di gestione dei centri di accoglienza» per la prefettura di Latina, all’«acconto progetto Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr)» per il Comune di Termoli. Il Comune di Latina versò 10mila euro il 7 agosto 2020 per il «bando multimisura per la concessione di contributi in ambito sociale». Lo scorso anno per il cambio di gestione dello Sprar, a Termoli, ci fu una polemica molto aspra, che coinvolse anche gli ambienti della diocesi Termoli-Larino, che con la Cittadella Caritas assieme al Consorzio Adi gestivano il servizio, poi passato in mano alla Medihospes, ma non prima di provare anche la strada del ricorso al Tar Molise. Il programma bandito dal Comune di Termoli è gestito in partenariato coi i Comuni di Ururi e Larino e nel 2021 ci fu anche una proroga tecnica, in attesa dell’assegnazione del nuovo appalto. Con la procedura in dirittura di arrivo ci fu una presa di posizione Dall’Istituto Gesù e Maria – Cittadella della Carità e Consorzio A.I.D. Italia inviata una lettera sottoscritta dagli operatori del progetto territoriale di accoglienza Sai (Sistema di Accoglienza e Integrazione) “Rifugio Sicuro” in relazione alla recente decisione del Comune di Termoli di assegnare la prosecuzione dei servizi di organizzazione e gestione delle attività di accoglienza, tutela e integrazione a favore di richiedenti/titolari di protezione e dei loro familiari per il biennio 2021/2022 ad un soggetto differente. Il gruppo aveva cominciato il proprio lavoro sul territorio nel lontano 2011. In tutto questo tempo sono stati costruiti servizi rivolti non solo ai cittadini stranieri accolti, ma alla popolazione tutta, grazie alla stretta connessione con la Caritas diocesana di Termoli–Larino, di cui l’Istituto Gesù e Maria è braccio operativo, e gli altri enti del terzo settore, pubblici e privati, operanti sul territorio. “Rifugio Sicuro” era un progetto che nasceva nel 2011 dalla volontà di alcuni operatori e dell’allora direttore della Caritas di Termoli-Larino di portare la sfida dell’accoglienza anche a Termoli: l’amministrazione Di Brino raccolse la proposta e, negli anni, il progetto è diventato un punto di riferimento per tante persone, migranti e non solo. Negli anni, inoltre, il progetto si è ingrandito: il primo piccolo nucleo di operatori dedicato al supporto ed alla tutela delle persone accolte è divenuto sempre più numeroso, così come quello dei beneficiari. Nel luglio 2021, “Rifugio Sicuro” contava 17 operatrici ed operatori dipendenti della Fondazione ed 1 operatore dipendente del Consorzio A.I.D. Italia, cooperativa sociale che collabora fin dall’inizio con la Fondazione, e dal 2017 in Associazione Temporanea di Scopo, ed accoglieva 56 persone (famiglie, donne e uomini singoli o con figli) in 11 appartamenti a Termoli, un nucleo familiare di 5 persone a Larino e 15 donne con minori in un Centro Collettivo a Ururi. Gli appartamenti di Termoli erano stati presi in affitto sul mercato privato, mentre il Centro Sociale di Ururi e l’appartamento di Larino furono messi a disposizione gratuitamente dalla Diocesi di Termoli-Larino.

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