Con interventi e post social ha arricchito il dibattito politico nel mondo locale e non solo, da settimane si è “caricato” sui suoi proverbiali baffi l’onere di analizzare quanto stia avvenendo in Molise e in particolare a Termoli, ora, dopo gli ultimi eventi, con la scelta del candidato sindaco Joe Mileti, torna a dire la sua l’avvocato Oreste Campopiano.
E’ appena iniziata la fase pre-elettorale e già si avvertono segnali di divisione tra i partiti.
«C’è un problema generale che attraversa trasversalmente entrambe le coalizioni e che consegue da un lato alla sostanziale disarticolazione dei partiti politici, dall’altro al sistema elettorale».
Si spieghi meglio.
«Con il sistema proporzionale ogni partito faceva le sue scelte in autonomia circa la linea politica e le candidature da esprimere. Con l’odierno sistema maggioritario si impone invece la necessità di ricercare e costruire aggregazioni tra formazioni differenti che ,per poter concorrere, devono necessariamente condividere un programma ed individuare il candidato sindaco di coalizione. L’unità delle forze in campo, partiti, formazioni civiche, associazioni, diventa quindi condizione essenziale ed imprescindibile per tali adempimenti. Ma La debolezza strutturale dei partiti e le differenze tra le diverse formazioni, consente ai vertici istituzionali ed agli eletti di sostituirsi al confronto e di dare indicazioni su candidati che non trovano la necessaria condivisione da parte di chi dovrà poi sostenere la campagna elettorale. Di qui le fibrillazioni e le litigiosità».
Un centrosinistra le divisioni sono ormai evidenti e pubbliche.
«Vi è un problema di fondo di carattere metodologico sollecitato con forza dalle formazioni di area, sia da quelle più moderate che da quelle più caratterizzate a sinistra. Queste aggregazioni civiche e di partito ritengono che vada individuato il candidato Sindaco solo dopo che sarà stata concordata e condivisa la cornice programmatica comune e che quindi la individuazione del candidato debba seguire e non precedere quella politico programmatica. Sembra invece che tale metodo sia stato disatteso proprio da chi avrebbe dovuto guidare il delicato processo di condivisione, aggregando la varie formazioni e facendo sintesi innanzi tutto sui profili programmatici. La conseguenza è che sono venute fuori divisioni forti che hanno interessato principalmente il Pd ed i 5 Stelle e che hanno allontanato, almeno allo stato, la possibilità di ritrovare un percorso comune. Le dichiarazioni pubbliche di dissenso di militanti e rappresentanti istituzionali che si stanno quotidianamente avvicendando sono prova evidente di un malcontento generalizzato».
Lei pensa che si potrà ricomporre il quadro nel centrosinistra?
«Ritengo che in politica debba prevalere sempre il buon senso , l’equilibrio e la moderazione anche per centrare l’obiettivo finale che è quello di vincere le elezioni e non solo di parteciparvi. Per cui quando leggo che, oltre alle formazioni civiche di sinistra, diversi partiti nazionali quali i Verdi, Sinistra Italiana, equità territoriale, Azione, Insieme, liberali e socialisti chiedono a gran voce di condividere un diverso e inclusivo percorso politico accantonando decisioni troppo frettolosamente adottate da parte del Pd e parte del Movimento 5 Stelle, devo ritenere che si possano agevolmente ripensare le inutili e dannose… fughe in avanti prive di costruttivo confronto. La democrazia impone a tutti questo sforzo di coesione».
Nel centrodestra invece?
«Il discorso metodologico è assolutamente analogo. Anche se, ad oggi, sembra regni ancora un apparente silenzio. Ci sono anche lì diversità di vedute, non solo legate alla comprensibile volontà di più soggetti di interpretare la candidatura a sindaco, ma anche conseguenti alle indicazioni che provengono dai vertici istituzionali e dagli eletti a livello nazionale e regionale. Ho motivo di ritenere che il territorio voglia essere più partecipe e non subire… influenze esterne eccessivamente ingombranti».
Secondo lei Termoli di cosa ha necessità?
«Certamente non ha necessità di divisioni e di litigiosità. Termoli si trova ad un crocevia della sua storia. Deve scegliere se continuare a tirare a campare con i soliti giochetti finalizzati alla gestione di un potere effimero o se invece vuole provare ad agganciare lo sviluppo e il futuro attraverso l ‘utilizzo consapevole delle grandi risorse economiche che atterreranno sul nostro territorio. Penso al porto, al Nucleo Industriale, alla produzione di energia, alle infrastrutture etc. La difficoltà vera, a mio modo di vedere, sarà quella di costruire in brevissimo tempo una classe dirigente all’altezza di guidare le trasformazioni , nel rispetto del territorio e dell’ambiente guardando al lavoro, alla occupazione ed al benessere della collettività. C’è necessità di unire e non di dividere. E le migliori energie culturali e imprenditoriali del territorio dovranno aprirsi a vedute più ampie ed articolate ,che superano di gran lunga i ristretti confini della realtà locale e regionale. Termoli se lo vorrà, potrà guidare un percorso di crescita fino a ora impensato».

EB

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