Alle sei di ieri mattina all’Unilever di Pozzilli è scattato lo sciopero ad oltranza. Una delle forme di lotta sindacale più dure è stata quindi messa in atto come programmato nei giorni scorsi. L’agitazione è scaturita dal fatto che da giovedì a ieri dalla multinazionale non è arrivata alcuna apertura. Niente tavolo, nonostante le pressioni dei sindacati nazionale per aprire un dibattito presso Federchimica.
I lavoratori non hanno alcuna intenzione di mollare perché ritengono che Unilever debba fare chiarezza e smentire ufficialmente la volontà di chiusura dello stabilimento di Pozzilli. Non ci sono margini di manovra. La situazione è delicatissima e grave perché le notizie in possesso dei dipendenti vanno tutte in un’unica direzione. Niente investimenti e produzione in calo in favore con spostamento delle lavorazioni nel sito produttivo di Casalpusterlengo.
Amarezza, scoramento e anche tanta rabbia si respiravano ieri al presidio presso cui, nel pomeriggio, si sono presentati la presidente del Consorzio industriale Stefania Passarelli e l’assessore regionale al Lavoro Luigi Mazzuto il quale tuttavia ha ribadito la linea “non interventista” in quanto dall’azienda non sono giunte manifestazioni di crisi e di vertenza.
Ai lavoratori in lotta è giunta anche la solidarietà dei colleghi della Serioplast: a loro «va la nostra esortazione a stringersi insieme, battere i pugni e non mollare».
La crisi intanto entra anche negli enti locali: il Consiglio comunale di Isernia oggi discuterà in aula il punto all’ordine del giorno su “Iniziative per scongiurare la chiusura o il ridimensionamento dello stabilimento Unilever di Pozzilli”.
Dal canto suo, Antonio Martone della Cisal – il primo, ricordiamo, a lanciare l’allarme chiusura – manifesta «un buon grado di soddisfazione per aver scosso il contesto politico e sindacale da un pericoloso torpore. Ci preme sottolineare, in particolare, il valore della nostra intuizione che si è consolidata nel tempo, supportata dalle evidenze e dagli indizi che, crescendo numericamente, hanno seminato il dubbio anche negli altri. Come sempre – ha proseguito Martone -, abbiamo agito con vigore e senso di responsabilità, aiutati dall’esperienza e dalla capacità di analisi, proprie di chi fa del confronto dialettico il momento cruciale per cogliere il punto di equilibrio. Prendiamo atto anche della volontà regionale di interfacciarsi con il Mise affinché il nodo industriale venga in qualche modo sbrogliato. Ben vengano tutte le iniziative ad oggi annunciate purché ci sia chiarezza per i lavoratori di Pozzilli e apprezziamo le azioni volte ad un fronte comune politico-sindacale deciso a chiedere spiegazioni all’azienda in tutte le sedi».
A tal proposito, assume vitale importanza a questo punto l’incontro ‘informale’ presso il Ministero per lo sviluppo economico dove il caso è stato portato all’attenzione della sottosegretaria Alessia Morani dal Pd molisano.
La Cisal comunque – come del resto gli altri sindacati – continuerà «a sostenere lo sciopero che gli stessi lavoratori ci hanno chiesto di proclamare per contrastare questo atteggiamento di incomprensibile ambiguità da parte dell’azienda. Tale compattezza e solidarietà tra i lavoratori, che chiedono solo chiarezza sul loro destino, rappresenta motivo di orgoglio per il territorio».
Insomma, Antonio Martone di fronte alle voci della richiesta di un passo indietro della lotta, ha voluto chiarire che «non si accetteranno tatticismi per indebolire compattezza e solidarietà. Chi ha avuto la forza di creare tale situazione di rabbia nei lavoratori, con la stessa forza deve avere la capacità di affrontare la delusione del territorio con l’arma della chiarezza che ha sempre contraddistinto Unilever».
I lavoratori non hanno intenzione di mollare e anche oggi lo sciopero proseguirà con il sit in davanti ai cancelli della prestigiosa fabbrica. E ciò sarà fino a quando da Unilever non arriveranno segnali e, più precisamente, l’accettazione di un tavolo nazionale per chiarire senza dubbi o ambiguità quale futuro ha in mente per Pozzilli.
Per ora le evidenze, secondo i lavoratori, portano la produzione via dal Molise. Nel totale silenzio della multinazionale che sembra essersi chiusa a riccio. Ovviamente, in costanza di sciopero ad oltranza, tutte le istituzioni dovranno giocoforza attivarsi perché la situazione così diventerebbe insostenibile.
Ric. P.

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