La ‘vertenza’ Unilever sta per entrare nel vivo. Martedì alle ore 12, infatti, si svolgerà l’atteso vertice al Ministero dello Sviluppo economico tra tutte le parti in causa: sarà un faccia a faccia decisivo tra i dirigenti della multinazionale e rsu nonché sindacati, sia territoriali che nazionali.
La Cisal, comunque, ha parlato di «umiliazione del ruolo del sindacato nel nuovo scenario industriale, dall’alibi di Industria 4.0 al paradosso della presunta e non necessaria riconversione di un “gioiello” della manifattura del Sud Italia. La Cisal parteciperà all’incontro fissato dal Mise per il 25 febbraio, nella consapevolezza che il momento per i lavoratori di Pozzilli è assai delicato e quanto mai incerto».
La rsu Mario Scioli aveva in realtà chiesto un incontro in azienda prima del 25 per discutere di un eventuale piano ma Unilever ha preferito presentarsi direttamente al tavolo a Roma.
«È inutile negarlo – fanno sapere dalla Cisal -, siamo di fronte a una situazione inedita e per alcuni versi paradossale: ci siamo ritrovati a discutere di una crisi aziendale nonostante ad oggi l’azienda non abbia ufficialmente aperto una crisi. Viceversa in questi ultimi due mesi ha dapprima negato l’esistenza del problema, per poi assumere un profilo ambiguo e incerto nei confronti del futuro di questa fabbrica. Un atteggiamento, questo, che non poteva non ripercuotersi sul rapporto fiduciario con il sindacato e con i lavoratori di Pozzilli. Non è stato facile per noi essere i soli a fare domande sul futuro. Soli per oltre 50 giorni di fronte ai silenzi dell’azienda, allo scetticismo dei sindacati confederali, alla credulità bonaria della politica molisana. Siamo stati additati come “illatori e speculatori”, soltanto perché qualcuno si era inventato uno slogan comunicativo che illudeva, raggirava e umiliava un intero contesto (ricordate la famosa “delocalizzazione”?)».
Dunque, «in 15 giorni, messa alle strette dai lavoratori stanchi di questa ritrosia a spiegare gli strani eventi che si sono susseguiti (Pozzilli esclusa da 4.0, investimenti su Casale per produrre Svelto e Coccolino; ritardo nella comunicazione dei volumi 2020; voci insistenti di produzioni affidate ai terzisti per fare stock; dimissioni improvvise del direttore), Unilever si è finalmente decisa ad “ammettere il problema Pozzilli”. Ciononostante l’azienda ha preferito non aprire la crisi, rivelandosi molto diversa da come l’abbiamo sempre conosciuta: in altri tempi il problema sarebbe stato condiviso e così la soluzione. Negli ultimi 10 anni infatti abbiamo fatto enormi sacrifici in termini di livelli occupazionali. E non ci siamo mai tirati indietro, di fronte alle difficoltà. E invece l’azienda, continuando sulla strada dell’ambiguità, senza mai discuterne con la rsu a un tavolo sindacale, ha prima parlato di delocalizzazione e poi ha verbalizzato presso la Regione Molise l’impegno a procedere con prepensionamenti, ventilando la possibilità di vendita (parlando di “attrattività”). Senza rendersene conto, così facendo, ha ammesso la sussistenza di un progetto che colpiva la dignità, la professionalità e la fiducia che i lavoratori di Pozzilli avevano riposto nell’azienda per 40 anni. E, sebbene incalzata da un’azione sindacale senza precedenti (ben 9 giorni di sciopero, accompagnati dalla eccezionale solidarietà del popolo molisano), Unilever ha incredibilmente proseguito sulla strada dell’ambiguità: convocata in prima istanza al Mise, senza alcuna possibilità di contraddittorio (il sindacato ha potuto fare solo da spettatore), l’azienda ha tirato fuori dal cassetto il jolly della riconversione, senza ovviamente specificare i dettagli, ma con ciò spazzando via qualunque residuo scetticismo sulla sussistenza di un piano di chiusura di Pozzilli, sventato dai lavoratori con un’azione che evidentemente a Rotterdam e a Roma nessuno si aspettava… Ah che sorpresa, questo popolo molisano diventato improvvisamente fiero e battagliero!».
A conti fatti, quindi, «dopo un secondo incontro al Mise con la sottosegretaria Todde, ecco l’ulteriore colpo di teatro: riconversione e addirittura rilancio. Il tutto condito con l’ennesima umiliazione per la rsu e per le organizzazioni sindacali, incolpevoli latitanti in uno spettacolo a senso unico, ancora una volta informati a cose fatte da un comunicato del Ministero (e non certo dall’azienda)».
Intanto, rendono noto sempre dalla Cisal, «continuano ad arrivarci voci di bottiglie soffiate a Pozzilli e destinate a uno stabilimento del bergamasco. Nonché stampi che sarebbero stati consegnati ai fornitori per produrre Svelto e Coccolino fuori Pozzilli».

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