Donato Toma non ci sta. E reagisce contro le accuse mosse dal Movimento 5 Stelle e da Cgil, Cisl e Uil di categoria. Il governatore ha contrattaccato in merito all’assenza della Regione al tavolo di giovedì in videoconferenza su Unilever. Per il presidente della giunta molisana, in sostanza, l’invito a partecipare giunto dalla sottosegretaria Alessandra Todde ed esteso pure alle minoranze è stato uno sgarbo istituzionale.
«Le istituzioni devono essere convocate ai tavoli istituzionali, non devono essere convocate insieme alle opposizioni regionali – ha ragionato Toma -. Il sottosegretario “conosce” Regione, sindacati e azienda. Quindi al tavolo del Mise devono esserci il Mise, la Regione, i sindacati e l’azienda. Non i gruppi di opposizione», ha argomentato il governatore finito nel mirino di 5 Stelle e sindacati tradizionali di categoria. Dunque, Toma ha inteso restituire pan per focaccia.
La preoccupazione della Fialc Cisal. Dopo le prime reazioni positive e soddisfatte a caldo da parte, come detto, di M5S e Cgil, Cisl e Uil di categoria, ieri a fare un pò da contraltare alla ‘felicità’ dei partecipanti al tavolo ha pensato Antonio Martone. Il responsabile Fialc Cisal, da sempre pungolo Unilever, ha voluto esternare la preoccupazione della sigla sindacale. «Con tristezza ma senza rassegnazione, dobbiamo ammettere che siamo se possibile ancora più perplessi di prima: si è trattato infatti di una riunione del tutto insoddisfacente rispetto alle attese, che invece di fare chiarezza, ha aggiunto ulteriore incertezza. Ci aspettavamo il tanto atteso progetto di rilancio promesso a marzo davanti al Mise e invece… tante vaghe e strampalate proposte, nessun progetto di rilancio, fatti meno di zero!».
Alla Fialc Cisal, insomma, «è sembrato di assistere alla presentazione del Cacao Meravigliao, un circo Barnum di chimere industriali: si è passati da 3 a 4 progetti; dal riciclo della plastica al riciclo delle batterie al litio; dall’home care al personal care; dall’interesse di (presunti) compratori alle aziende del farmaceutico e parafarmaceutico; dalla prospettiva di chiusura alla internalizzazione di produzioni dei terzisti. Ma i lavoratori di Pozzilli stiano sereni: c’è una società di consulenza (chi??) che sta lavorando a tutti questi progetti. E non ci sarà un cambio della guardia al vertice di Unilever Italia, anche se intanto l’Operations manager di Pozzilli non sarà sostituito».
In altri termini, secondo Martone, «gli unici fatti emersi durante questa riunione (ma lo sapevamo già, quindi si tratta più che altro di una ammissione di colpa): 1. c’era un piano di chiusura di Pozzilli; 2. il favoloso progetto sul riciclo della plastica non sarebbe sufficiente a conservare i livelli occupazionali. Ma siamo vicini alla Fca di Cassino e quindi? Ma sì, ricicliamo le batterie delle future auto elettriche. Peccato però che a Cassino si fanno auto nuove (e non ancora quelle elettriche) e che le batterie di cui si parla hanno una durata media di più di 10 anni. Il processo di smaltimento, dunque, non avrebbe inizio adesso. Cosa si fa nel frattempo?», è la domanda della Fialc Cisal.
Inoltre, altre picconate: «Sulla favola del personal care ci siamo già espressi in passato. Sappiamo tutti che i volumi di personal care Italia non giustificano una fabbrica e che Unilever intende tenersi stretti gli impianti in Germania e nell’est Europa, dove il costo del lavoro è nettamente più basso e quindi i margini restano alti. La verità è che anche grazie alla crisi da Coronavirus, i volumi e i profitti di home care sono aumentati. Ma di questo Unilever non ha voluto parlare. La verità è che Alan Jope, Ceo di Unilever, ha esplicitamente vietato di fare ristrutturazioni in questo periodo, per evitare impatti reputazionali. E quindi il progetto – è la convinzione di Martone, che ricordiamo è stato il primo a lanciare l’allarme per Pozzilli – è stato solo rinviato. Ma, cari lavoratori di Pozzilli, il tempo sta passando e il cerchio si va stringendo. Fatti non se ne vedono. O forse sì, ma purtroppo nella direzione che da mesi stiamo indicando (terzisti di… e di… che hanno aumentato la capacità produttiva). La nostra domanda è: fino a quando si vuole abusare della pazienza dei lavoratori?».
Quindi, «volendo guardare al bicchiere mezzo pieno, registriamo l’encomiabile e paziente lavoro della sottosegretaria Alessandra Todde, che continua a sollecitare l’azienda affinché non ci siano licenziamenti. Lato suo, per prendere tempo, l’azienda improvvisa proposte azzardate come lo smaltimento delle batterie al litio da unire al riciclo della plastica. Quel famoso impianto della plastica che, adesso lo ammette anche Unilever, non salva l’occupazione. Ma proviamo a stare al “gioco” dell’azienda. Siamo stati infatti tacciati più volte di voler giocare il ruolo di Cassandra e quindi, pur sapendo che alla fine Cassandra aveva ragione, proviamo a fare una controproposta a Unilever: mantenere a Pozzilli 200mila tonnellate dell’attuale portfolio home care e aprire alla produzione di detergenti a base alcolica per la cura della casa e per la cura della persona. Non importa se la proprietà del sito rimane in capo ad Unilever o passa a altre aziende, magari già impegnate nella distribuzione di detergenti. Solo questa soluzione riuscirà a garantire la continuità lavorativa di tutta la forza lavoro: in questo modo verrebbero tutelate tutte le 500 famiglie».

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