È un fiume in piena. Accade ogni qual volta che il sindaco di Montaquila si rivolge agli organi di informazione.
Imprenditore di successo con una consolidata esperienza, Marciano Ricci fa fatica a comprendere le ‘strane’ dinamiche della pubblica amministrazione. Proprio non ci riesce. E non riesce nemmeno a farsene una ragione. L’unica convinzione è che «se non cambia il vento, difficilmente l’Italia potrà riconquistare il ruolo che i nostri nonni e i nostri genitori le hanno conferito dopo le Guerre mondiali».
Alle prese con una pandemia senza precedenti, il sindaco di Montaquila, ricevute le prime indicazioni dal ministero dell’Istruzione, ha dato fondo ai risparmi che il Municipio aveva in cassa e ha realizzato nuovi spazi per gli scolari del suo paese. Lungo e costante il pressing su Stato e Regione Molise, ma nei capitoli di bilancio del Municipio sono arrivati i fondi (pochissimi) necessari a ritinteggiare sì e no qualche aula, nulla di più.
Troppo forte il peso della responsabilità. Ricci e la sua squadra di amministratori hanno quindi raschiato il fondo del barile e oggi sono pronti a riaprire le scuole garantendo anche di più della distanza minima stabilita dalla ministra Azzolina e dal Comitato tecnico scientifico per la ripresa delle lezioni in presenza.
Una buona notizia, dunque.
Ciò che lascia sconcertato il sindaco Ricci sono le ultime informazioni fatte circolare sul punto. Il Comitato di esperti che sta supportando il governo ha infatti fatto sapere che laddove non è possibile garantire la distanza interpersonale stabilita, gli scolari possono comunque tornare a scuola, purché indossino la mascherina.
Per il sindaco di Montaquila si tratta dell’ennesima «presa per i fondelli».
Nei plessi del paese gli spazi sono stati praticamente raddoppiati e con largo anticipo le aule sono “pronte all’uso”. Tutto realizzato con fondi propri. Lavori appaltati ed eseguiti, quasi in tempi record.
«Sono felice – spiega Marciano Ricci – perché mai avrei consentito che i nostri bambini fossero costretti ad indossare la mascherina per seguire le lezioni. Non capisco tuttavia qual è la logica che segue il governo. Prima ci costringe a fare i salti mortali, poi cambia idea e con una deroga consente l’ingresso in classe, anche senza le distanze minime di sicurezza, purché gli scolari indossino la mascherina. Per adeguare le aule abbiamo dato fondo a tutte le nostre energie. Con le casse praticamente vuote, abbiamo chiesto una mano alla Regione, che ci ha risposto di essere in attesa dei fondi ministeriali. Non potendo attendere oltre, abbiamo attinto alle nostre riserve. Ribadisco: mai avrei consentito ad un bimbo di seguire le lezioni con il fastidio della mascherina e quindi sono contento di quanto fatto, seppur abbiamo speso le riserve che il Comune aveva a disposizione. L’atteggiamento del governo però non mi sembra corretto».
Un’altra cosa che proprio Ricci non riesce a digerire, e non a caso il governo è stato costretto ad invertire la rotta, è la movida.
«Il giorno di Ferragosto sono rimasto sconvolto guardando i servizi dei tg nazionali sulle sale da ballo, le discoteche, i luoghi di divertimento super affollati. Ragazzi, ma siamo impazziti? Ma così in fretta abbiamo dimenticato le immagini dei camion dell’Esercito carichi di bare? Ma cosa fanno i sindaci, i presidenti delle Regioni? Come si fa ad autorizzare una festa quando non ci sono le condizioni sul distanziamento?».
Da qui i complimenti al governatore Donato Toma, che «non solo non ha autorizzato la riapertura delle discoteche, dimostrando saggezza e buonsenso, ma è stato tra i pochi presidenti del Paese, forse l’unico, a prescrivere la quarantena a chi rientra da Grecia, Malta, Spagna e Croazia, pur in presenza di un test negativo e fin quando non risulterà parimenti negativo quello eseguito dalla nostra Asrem».
E proprio ieri governo e Regioni (Molise escluso perché non aveva riaperto) hanno deciso di richiudere le discoteche.

SR

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