Contattava le ragazze online, utilizzando siti e social network. Poi c’era l’invito a conoscersi meglio. Da lì si finiva a letto, con rapporti sessuali che però venivano ripresi da telecamere ben occultate nella sua abitazione. A far scoprire il tutto è stata la denuncia di una 23enne di Lanciano, ricattata da R.A., 35enne operaio vastese. “La giovane si è recata in caserma -ha spiegato il capitano Giancarlo Vitiello, comandante della Compagnia di Vasto- e ha raccontato la sua storia. Aveva avuto in precedenza rapporti con l’uomo. Ma poi lui l’aveva ricattata. Se non avesse continuato ad avere rapporti avrebbe mostrato i filmati, pubblicandoli sulla rete”. Così sono scattate le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Vasto e svolte da alcuni militari specializzati in questo settore in servizio presso la caserma di Vasto. Sul computer trovato all’interno dell’abitazione del 35enne c’erano decine di filmati, che riprendevano la stessa scena, con ragazze diverse. Dalle prime indagini è emerso che il territorio “di caccia” del giovane era esteso anche oltre il Vastese. Ecco quindi che gli inquirenti proseguono nelle indagini, per dare un nome a quei volti e accertare se ci sono stati altri ricatti, di natura sessuale o monetaria. Le presunte vittime adescate da R.A. erano ragazze giovani, molto semplici, che quindi hanno dato facilmente fiducia a questa persona conosciuta in chat. L’operaio 35enne si trova ora agli arresti domiciliari, con l’accusa di estorsione e violenza sessuale. La sua difesa è stata assunta dall’avvocato Giovanni Cerella. “Secondo l’accusa – racconta Cerella – l’indagato avrebbe legato”, facendo compiere giochi erotici, “e minacciato le donne che si sono portate ripetutamente nella sua abitazione. Il mio assistito, invece, si difende affermando che si è trattato di rapporti consenzienti, dimostrati dal fatto che le donne andavano a casa sua, quindi era una loro libera scelta”. Ieri mattina R.A. è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari, Stefania Izzi, alla presenza del pubblico ministero, Giancarlo Ciani. “Al giudice – dice Cerella – ho chiesto di concedere al mio assistito l’autorizzazione a recarsi al lavoro dalle 14.30 alle 22 nell’azienda della Val di Sangro per la quale lavora”. Nei prossimi giorni è attesa la decisione del magistrato, anche alla luce di nuovi elementi che potrebbero emergere dalle indagini dei carabinieri.

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