Da incubo a… “favola”. Sembrerebbe proprio così: al “Ss Rosario” ha infatti chiuso il reparto Covid-19 aperto in fretta e furia la famigerata sera del 6 aprile, con il trasferimento d’urgenza e di notte dei nonnini ricoverati in case di cura e di riposo tra Agnone e Cercemaggiore. Con immancabile coda di polemiche. E poi di grande solidarietà. Insomma, medici, infermieri, operatori socio-sanitari sono riusciti nell’impresa.
A parte (purtroppo) decessi e trasferimenti al “Cardarelli” di Campobasso dovuti per lo più all’età dei pazienti, alla fine, dopo oltre due mesi, tutti gli ospiti sono stati dichiarati guariti e dimessi dal reparto. Il vituperato “Ss Rosario” è riuscito così a prendersi cura degli anziani contagiati e a garantigli cure ed assistenza nonché la guarigione. Da ieri il reparto risulta vuoto. Non ci sono più ricoverati. La ‘prova’ offerta dal personale dell’ospedale venafrano e dai professionisti che si sono aggregati strada facendo dai reparti militari è stata superlativa.
Il risultato è stato ottenuto, ironia della sorte, proprio nel giorno in cui in Consiglio regionale si è svolta una seduta monotematica sulla sanità molisana. Pressoché assenti impegni sul rilancio del “Ss Rosario”. Con i politici regionali a discutere per lo più di Larino centro Covid, del rilancio di Agnone, Termoli e su Campobasso.
Sia come sia, al momento a vincere la scommessa, per nulla scontata, è stato l’ospedale venafrano che festante ha chiuso il reparto Covid-19.
«Oggi è la vittoria di tutti, è la vittoria di una grande squadra che non si è risparmiata e mai si è arresa a quella che sembrava l’evidenza: una Caporetto».

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