Contenuto nel Def presentato qualche giorno fa dal ministro Padoan, l’ampliamento dello split payment ha incontrato il dissenso di molte categorie. L’Aniem, associazione nazionale degli imprenditori edili cui aderisce la molisana Acem, esprime addirittura «sconcerto» per l’allargamento della cosiddetta ‘scissione contabile’ che già dal 2015 ha imposto alla Pubblica amministrazione di pagare ai fornitori l’importo dovuto al netto dell’Iva, versata direttamente all’Erario.
Un meccanismo che ora si estende a tutte le partecipate pubbliche, centrali e locali, in via diretta o indiretta.
Per il presidente dell’Aniem Dino Piacentini «il sistema della Pmi sottolinea da anni come tale meccanismo, mette nelle condizioni le aziende di fungere da bancomat allo Stato: l’azienda, con lo split payment mentre non riceve l’Iva sulle commesse, dovrà comunque versare in pagamento l’Iva su fattura ai propri fornitori. E aspettare fiduciosa che la Pubblica amministrazione ‘restituisca’ l’Iva».
Se l’obiettivo è di evitare al settore delle piccole e medie imprese il colpo di grazia, questo provvedimento «rappresenta un cambio di rotta rispetto a quanto da anni si cerca di fare, anche a livello Codice Appalti, sui temi di maggiore attenzione e tutela delle Pmi nel mercato delle commesse pubbliche», aggiunge Piacentini.
Critico anche Mario Lucenti, presidente di Coseam Italia, il Consorzio stabile di riferimento operativo di Aniem che rappresenta in modo significativo il mondo della Pmi nel settore dell’edilizia e delle infrastrutture: «È una misura che non va certo nella direzione di incentivare le aggregazioni e le reti tra imprese. Senza dimenticare che il meccanismo dello sdoppiamento prevede un ulteriore adempimento da parte dell’impresa, la quale dopo aver emesso la fattura (e chissà quando riuscirà a incassarla), dovrà anche preoccuparsi di riscuotere l’Iva direttamente dall’Erario (trimestralmente o annualmente) senza poterla compensare con altri acquisti di beni o servizi.
E così, ai tempi lunghi del saldo delle commesse da parte della Pubblica amministrazione, si aggiungono quelli del rimborso dell’Iva, con buona pace dello stato di salute finanziaria che finirà inevitabilmente per rimetterci. D’altronde, è il concetto stesso di “scissione” a prevedere un appesantimento delle procedure: quel che prima si faceva in un solo momento, adesso lo si deve fare in due».
Conclude poi Lucenti: «Siamo consapevoli che nelle intenzioni del governo, e in particolare del ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, lo split payment dovrebbe garantire all’Erario il versamento diretto (e quindi sicuro) dell’Iva da parte dello Stato, scongiurando l’eventuale coinvolgimento della Pubblica amministrazione in situazioni di frode. E sappiamo che è la lotta all’evasione fiscale il principale obiettivo di questo sdoppiamento del pagamento: vedendosi tolta la funzione di pagare l’Iva, le imprese fornitrici si trovano impossibilitate a frodare il Fisco intascandosi quelle somme. In tal modo, ragiona l’esecutivo, le casse statali si gonfieranno a suon di imposte pagate e i presunti furbetti si ritroveranno senza margini di manovra».
Ma con questo allargamento del raggio di azione della norma introdotta per combattere l’evasione fiscale in realtà – questo è il rischio evidenziato da Aniem e Coseam – si finirà ancora una volta per penalizzare chi, nonostante tutto, cerca di creare lavoro.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.