Egregio direttore, come certamente saprà, Lucio Anneo Seneca, poeta, scienziato, filosofo e uomo di governo nato a Cordoba qualche anno prima di Cristo, fu esiliato in Corsica per via delle trame di Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, che lo accusò ingiustamente di adulterio con Livilla, una delle sorelle di Caligola. Durante l’esilio Seneca scrisse una profonda epistola alla madre Elvia (“Ad Helviam matrem de consolatione”), con cui invitava la genitrice a non affliggersi per la sorte toccata al figlio, ma di essere forte, perché, come amavano ripetere gli stoici, il sapiente non si esalta nella fortuna, né si abbatte nella disgrazia. Rileggendo l’epistola, mi è tornata alla mente la recente diatriba sull’ampliamento della tomba di un nostro valoroso paracadutista caduto in missione. Il dolore di  una madre per la perdita di un figlio è, credo, la lacerazione più profonda che un uomo possa sperimentare, e il senso di mancanza e di impotenza sovrasta o dovrebbe sovrastare qualunque tentativo di far rivivere la memoria di una persona attraverso atti esteriori. Spesso – e io mi trovo tra questi – la gente non vuole sentire o vedere nessuno, cancella i propri profili sui social network per evitare di essere subissata da frasi retoriche e affettate ostentazioni di condivisione del dolore. Quest’ultimo, se è tale, non ha bisogno del riconoscimento di una platea, e quanto più è discreto, tanto più dà onore allo scomparso. Dovunque andiamo, portiamo la nostra virtù e ciò basta, dicevano gli stoici. Il nostro giovane corregionale morto in servizio ha portato la propria virtù in un luogo più giusto di quello terreno, dove sicuramente la sostanza non si maschera nella forma, ma tutto appare nella sua vera essenza. L’ultimo monito di  Seneca alla madre è stato questo: l’anima immortale della madre fruisce della contemplazione del cielo, riflette sul passato, sull’avvenire e sull’eternità: quindi non è affatto infelice. Credo non ci sia modo migliore per onorare la figura di chi ha lasciato questo mondo. Cordiali saluti

Un Commento

  1. Gianpaolo Mazzuccato scrive:

    Non posso che trovarmi d’accordo su tutto il fronte. Il dolore, questo sconosciuto in una società che deve platealizzare tutto.

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