Entro fine marzo, inizio aprile al massimo, «mi auguro si riesca a trovare una sintesi sul programma e sul candidato presidente». Un leader della coalizione, aggiunge il commissario della Lega Michele Marone, «autorevole, garbato e che sappia rappresentare appieno le esigenze della regione dando ascolto alle associazioni di categoria e ai sindacati di ogni settore».
Da qui in poi si costruisce solo la proposta da presentare ai molisani il 25 e 26 giugno. Il governatore uscente ha aperto alla possibilità di un reingresso in giunta del Carroccio (sarebbe il terzo tentativo di andare d’accordo e nel secondo caso l’assessore revocato fu proprio Marone) dopo le dimissioni di Niro e Calenda. «Parole in libertà – liquida il tutto il commissario leghista – Non se ne parla proprio».
Una chiusura legata anche all’esigenza di discontinuità che Matteo Salvini non si stanca di rinnovare appena ne ha occasione (anche a Campobasso in occasione del comizio per le politiche di settembre scorso). Per il vicepremier quello che riguarda Toma è un capitolo archiviato. «Il presidente uscente per noi non può essere ricandidato», mette quindi un puntello, ancora una volta, Marone.
A Roma si fatica a trovare un accordo sui vertici delle commissioni bicamerali, ma il centrodestra molisano reclama attenzione. Marone, che con il segretario nazionale collabora anche come consigliere giuridico al ministero delle Infrastrutture, conferma che queste nella Capitale sono ore in cui è difficile farsi ascoltare per il dossier Molise.
Lunedì, a Isernia per la presentazione del libro di Casini, l’onorevole Cesa (leader dei centristi e deputato eletto nel maggioritario del Molise) ne ha ragionato, fra gli altri, con il coordinatore di Fratelli d’Italia Filoteo Di Sandro. Il pressing per ottenere la convocazione del tavolo nazionale c’è, ma i vertici nazionali chiedono pazienza, hanno altre matasse da sbrogliare prima. Anche il presidente Toma ha sollecitato un confronto di livello nazionale. Qualche risposta deve dargliela – è un fatto – innanzitutto il suo partito, Forza Italia.
A differenza dei colleghi coordinatori, Marone non ha l’assillo dell’indicazione o della rivendicazione del candidato presidente. «la Lega – spiega – ascolterà gli alleati e poi esprimerà il suo gradimento sulle candidature. Lombardia, Friuli e Trentino sono andate a noi nella ripartizione, quindi la partita del Molise è fra Fratelli d’Italia, Forza Italia e i centristi».
Due cose però il responsabile regionale del Carroccio le ritiene importanti. «Mi auguro che come coalizione riusciamo a trovare una sintesi in Molise e quindi a esprimere un candidato presidente qui sul territorio. Altrimenti poi deciderà direttamente Roma», dice rispetto al capo dello schieramento. Fondamentale, poi, per Marone è definire linee programmatiche aderenti alle necessità del Molise oltre che utili a far mantenere alla Regione la sua autonomia. «Un piano di rilancio dello sviluppo per cominciare, in cui siano affrontate le emergenze che, lo ripeto ancora una volta, sono la sanità, le infrastrutture e il lavoro».

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