I molisani contrari a dare l’acqua del Liscione alla Puglia sono come Totò quando provava a vendere la Fontana di Trevi agli americani. «Ma qua di americani non ce ne stanno…». Parola di Antonio Tutolo.
Ve lo ricordate tutti come sindaco di Lucera che dai social gestiva con piglio deciso la pandemia, cercando di rubare la scena al (però inarrivabile) governatore sceriffo della Campania Vincenzo De Luca. Oggi è consigliere regionale in Puglia, anzi capogruppo di Per la Puglia, eletto con la maggioranza di Emiliano ma fuori dagli schemi. Tanto che come accanito sostenitore del bypass che porterà l’acqua del Liscione nella Capitanata – pare che l’operazione debba solo essere finanziata dal governo nazionale – non risparmia nessuno.
Ieri mattina a Campobasso ha incontrato il delegato regionale al Servizio idrico Massimo Sabusco, il presidente del Consiglio Quintino Pallante e il presidente della giunta Francesco Roberti. «Tutolo buongiorno!…», l’accoglienza del governatore davanti a Palazzo D’Aimmo. Poi nello slang del basso Molise qualcosa tipo: mancavi solo tu qua. Si sono però capiti al volo. Anche perché il percorso di realizzazione delle infrastrutture a servizio di Molise e Puglia per utilizzare meglio la portata del Biferno è a buon punto e viaggia sotto l’egida del governo nazionale.
«I cittadini molisani (e non solo) devono sapere che dopo anni di inerzia, finalmente potrà esserci un’infrastruttura che porterà acqua ai loro campi agricoli assetati e che i costi dovranno essere a carico dello Stato. La vera sfida non riguarda più le relazioni tra Regioni, perché il solo interlocutore è lo Stato, da cui ottenere i finanziamenti necessari. Servono circa 90 milioni di euro e due o tre anni al massimo per realizzare l’opera nel suo complesso, quindi sia sul fronte molisano che pugliese. Tutto sommato poco tempo, rispetto ai 50 anni sprecati finora. Adesso che siamo tutti d’accordo, ci vogliono le risorse finanziarie», così Tutolo dopo la missione in via IV Novembre.
All’ordine del giorno del Consiglio le mozioni delle opposizioni progressiste (Gravina, Fanelli, Salvatore, Facciolla e Romano fra gli “animatori” del dibattito) che contestano la base di partenza delle interlocuzioni fra Puglia e Molise: il famoso surplus. Ogni anno, dice la Puglia, il Molise sversa in mare l’acqua dell’invaso di Guardialfiera che non riesce a utilizzare per irrigare i suoi terreni né a darla ai vicini assetati perché non ha le infrastrutture per farlo. Vale a dire il bypass Liscione-Finocchito il cui progetto, va ricordato, è nato al Consorzio di Bonifica di Larino. L’amministrazione Roberti concorda con il fatto che esista un’eccedenza. Per le minoranze l’eccedenza è un’eccezione, quindi deviare una parte delle risorse idriche del Liscione nella Capitanata espone l’agricoltura e i cittadini molisani a un grande rischio.
«È necessario, come è stato rappresentato a Roma al sottosegretario La Pietra, che per evitare di buttare l’acqua a mare il Molise sia dotato di una serie di infrastrutture per, prima, irrigare i campi del basso Molise, 4-6mila ettari, e, poi, a quel punto ci sarebbe la possibilità di confluire sulla diga di Occhito per garantire il rilascio dell’acqua in eccesso. C’è poi la necessità di lavori di dragaggio della diga del Liscione per migliorare la capacità dell’invaso». Per tutta l’operazione, ha spiegato il presidente Roberti, «dovrebbero essere reperiti a livello nazionale circa 160 milioni. Proprio il sottosegretario, quando per la prima volta fu sollevato questo tema, disse che la possibilità ci sarebbe. Nel momento in cui saranno disponibili queste risorse andremo a verificare il progetto». Progetto, ha aggiunto, che non punta sull’acqua dell’invaso ma su quella che resta nell’alveo del fiume. La Puglia, ancora Roberti, ha dato la disponibilità a pagare i costi energetici per il pompaggio. «L’unità di intenti c’è, è interesse di tutti – ha concluso – L’importante è mantenere gli impegni».
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