Al centro c’è un gran movimento. I moderati confermano la tendenza a fare da ago della bilancia.
L’Udc di Cesa, per esempio, ha scelto e sta col centrodestra. Dopo la partecipazione dello stesso segretario nazionale alle riunioni del tavolo romano, i vertici regionali stanno lavorando alla costruzione di una lista.
Più che ago della bilancia, il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Cotugno – leader di Rialzati Molise – si definisce «attento osservatore di quel che sta accadendo a sinistra, a destra e al centro, fra i moderati».
Presidente, si dice che abbiate scelto già il nuovo nome: a sinistra con Rialzati Molise, a destra vi chiamerete Orgoglio Molise. Quindi è deciso?
«Noi non abbiamo ancora deciso nulla. C’è questo continuo tam tam, le indiscrezioni. Il 28 dicembre terremo una conferenza stampa, come presidenza del Consiglio intendo. Tracceremo il bilancio di fine anno e anche, giocoforza, di fine legislatura. Poi, come Rialzati Molise, riuniremo gli amici per decidere il futuro. Lo faremo senza strappi, né in un senso né in un altro. Io sono un attento osservatore di quanto sta accadendo nel centrosinistra per esempio, con Ulivo 2.0 e il confronto fra il governatore e chi lo contesta. Questo ‘ping pong’ interno è anche legittimo ma bisogna sempre mantenere il rispetto delle istituzioni e delle persone. In queste settimane non ho partecipato a incontri a cui pure ero stato invitato perché ritengo importante la trasparenza. Ripeto: osservo quanto avviene a sinistra, a destra, al centro coi movimenti civici e i moderati. Tra Natale e Capodanno decideremo cosa fare in maniera trasparente e senza forzature».
Fino a qualche mese fa la vostra posizione, però, era diversa. Parlavate di lealtà all’amministrazione Frattura, ora il registro sembra cambiato.
«Nel 2013 abbiamo sposato un progetto e una candidatura rispetto a cui siamo stati leali e coerenti. Adesso dobbiamo fare il punto della situazione e verificare. Per essere chiari, c’è chi ci vede come intrusi nella coalizione ma questo è un problema suo. Ci dispiace, certo, perché sono state dette anche cose antipatiche nei nostri confronti. Noi non ne abbiamo tenuto conto, siamo andati avanti senza sottrarci agli impegni. Ora c’è un’altra partita e riguarda i prossimi cinque anni, altri uomini, altre esigenze. Credo sia legittimo analizzare e poi decidere. Inoltre, la coalizione e il progetto del 2013 oggi di fatto non esistono più e non per colpa o volontà di Rialzati Molise. Basti pensare alla violenza con cui si è dissociato l’Ulivo 2.0 che spara contro noi e contro Frattura ad altezza d’uomo. Il quadro è comunque in evoluzione e da ridisegnare».
A Termoli, sabato il governatore ha dato un segnale chiaro: nessuna alleanza last minute. Una provocazione, un messaggio: sembrava riferirsi proprio a voi.
«Forse una provocazione, che in questo momento io non mi sento di raccogliere. Noi di Rialzati Molise chiudiamo il mandato, tiriamo le somme sui personaggi e i programmi. Non siamo carbonari, non lavoriamo sottotraccia ma anzi con buona fede e trasparenza. E ne sono orgoglioso. Il presidente Frattura ci indichi quando siamo stati ambigui con lui, mai lo siamo stati e non lo saremo».
Come il Pd verifica il suo operato, lo farete anche voi quindi?
«Il governatore giustamente rivendica che il Pd è il primo partito. Ma non deve dimenticare che Rialzati Molise è il secondo della coalizione. Qualche merito lo ha avuto nella vittoria del 2013, credo. Lui fa bene a rivendicare tutto, ma non tutto è merito del Pd».
Il presidente del Consiglio e quello della giunta si faranno gli auguri di Natale con lo stesso spirito dello scorso anno?
«Sul piano personale non si discute proprio. Un augurio di cuore e più forte degli altri anni! Sul piano politico, con grande rispetto. I prossimi cinque anni saranno fondamentali per il Molise. Noi ci auguriamo che siano interpretati dalla gente migliore, con il massimo rispetto per tutti gli uscenti. Mi auguro che la nuova classe dirigente, qualunque sarà, non abbandoni mai il perseguimento di questo obiettivo: la difesa assoluta della nostra regione».
rita iacobucci

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