Il ‘bollino’ sulle dichiarazioni politiche di chi contesta il percorso di regionalismo differenziato spinto dalla componente leghista del governo Conte – ma che trova sponde anche nel centrosinistra poiché l’Emilia Romagna è coinvolta nella richiesta di autonomia – è arrivato dalla Corte dei conti che venerdì ha inaugurato a Roma l’anno giudiziario.
«Si sono accentuate le differenze territoriali nella qualità dei servizi erogati ai cittadini e negli stessi modelli di gestione. È quindi tornato di attualità il dibattito circa l’articolazione dei rapporti fra Stato centrale e Regioni», ha detto il procuratore generale Alberto Avoli.
Per il presidente Angelo Buscema «la mancanza, ad oggi, di una ricognizione completa dei livelli essenziali delle prestazioni non sanitarie delle funzioni regionali alle quali associare i costi necessari a quantificare le risorse contribuisce a fornire incertezza al sistema di finanziamento delle funzioni svolte a livello territoriale nel suo complesso. Anche alla luce delle nuove istanze di autonomia promosse dalle Regioni nell’ambito dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, la predisposizione di tali strumenti non può più essere rinviata. Sarà necessario individuare un punto di equilibrio nel rapporto tra le maggiori funzioni di spesa determinate dall’acquisizione di nuovi spazi e le risorse destinate al loro finanziamento, affinché non vengano meno i principi di solidarietà tra le diverse aree del territorio».

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