A differenza di molti pentastellati molisani, il deputato Antonio Federico ha detto «sì» al governo Draghi. Lo ha fatto, ammette, più per spirito di squadra che per convinzione: sarebbe stato comodo andare all’opposizione – afferma – ma l’Italia e il Molise hanno bisogno di altro. Su alcuni nomi, Brunetta per esempio, Federico si rifà a Grillo: «Voliamo alto, facciamo valere i nostri temi e rafforziamo il legame con Pd e Leu».
Sulla sanità rivendica l’arrivo degli ispettori al Cardarelli, la cui relazione dovrebbe rappresentare (o meno) un punto di svolta nella gestione dell’emergenza Covid: «In seguito ad una mia interrogazione – spiega il parlamentare molisano – il commissario della Sanità ha trasmesso una relazione e Speranza ha inviato gli ispettori».
A proposito di commissario l’ingegnere campobassano si dice pronto a rivedere l’istituto del commissariamento: non funziona. Nessun remora a far tornare la programmazione in capo alla Regione, fermo restando che il bilancio e il rapporto con i privati convenzionati debba essere gestito da commissari esterni a cui va fornita una struttura di supporto, indipendentemente dal nome del commissario.
Draghi capo del governo, nuova squadra, nuovi ministri, nuovi dirigenti nei dicasteri. Sarà complicato portare a termine il processo avviato dai 5 stelle con il commissariamento della sanità in Molise?
«Parte una nuova esperienza ma al dicastero della Salute è rimasto il ministro Roberto Speranza con la sua struttura, i suoi dirigenti e i suoi funzionari. Sono gli stessi con i quali ci siamo interfacciati in questi mesi e gli stessi ai quali abbiamo riportato qualsiasi tipo di difficoltà abbiamo registrato in Molise sulla diffusione e la gestione del virus e, prima ancora, le carenze e le sofferenze del sistema sanitario regionale. Anche l’altro giorno ho sentito gli uffici del Ministero sulla base dell’interrogazione parlamentare che presentai a novembre scorso per denunciare le difficoltà dell’ospedale Cardarelli. Il Ministero ha confermato che quell’interrogazione ha sortito la relazione del commissario ad acta e l’invio degli ispettori. Ora, però, bisogna accelerare sui risultati di quell’ispezione e l’ho ribadito a chiare lettere».
Draghi. Lei ha condiviso la scelta di sostenerlo, ma non la pensate tutti così. Anche in Molise la spaccatura è netta
«Io ho ritenuto che il Movimento 5 stelle, in questo momento storico e dopo aver ottenuto con il presidente Conte ben 209 miliardi di euro dall’Europa, non potesse accontentarsi di un più comodo posto all’opposizione. Lo penso anche adesso, perché ritengo che gli italiani, e mi faccia aggiungere anche i molisani, hanno bisogno di ben altro».
Quanto possono incidere le differenti posizioni sul premier in futuro. Ovvero, quanto vede reale la possibilità di una scissione?
«Delegare agli iscritti una decisione tanto importante non deve essere mai motivo di divisione ma di unità. E ciò che deriva da quel voto non deve servire a mettere in rilievo le differenze, ma deve rappresentare un momento di sintesi. Così si cresce, come forza politica e, singolarmente, come persone».
E in Molise cosa accadrà? Non tutti la pensano come lei (Greco, Gravina e Cretella, per esempio).
«Sono sicuro che tutti accetteranno il risultato del voto degli iscritti, anche chi la pensava e magari la pensa diversamente. Ritengo questo perché il Movimento 5 stelle ha un metodo di condivisione delle scelte che è accettato all’atto della candidatura da tutti i portavoce di qualsiasi livello istituzionale. Anche io ho sostenuto un governo con Salvini ministro dell’Interno facendo violenza alla mia coscienza, ma sono rimasto leale con il principio e il dovere di rispettare il volere degli iscritti».
Soddisfatto della squadra presentata venerdì sera dal premier?
«Sono stati confermati quattro nostro ministri uscenti: due importanti quali Affari esteri e Agricoltura che avrà da gestire tante risorse della nuova programmazione; un ministro alle Politiche giovanili e uno ai Rapporti con il Parlamento che in questa situazione avrà un ruolo chiave per gestire tante partite divisive che alle Camere dovranno trovare un necessario punto di caduta. Inoltre sono soddisfatto della creazione del ministero della Transizione ecologica con a capo il professor Cingolani, indicato direttamente da Beppe Grillo. E qui mi faccia chiarire: il super ministero nasce dall’accorpamento di Ambiente con tutte le competenze di energia e bonus edilizia del Mise e con il lato mobilità sostenibile del Mit. Non riconoscere questo aspetto significa o non conoscere il funzionamento dei Ministeri o essere in malafede».
Sia sincero, quando Draghi ha pronunciato: Brunetta, Gelmini e Carfagna, cosa ha provato?
«Le scelte sono state effettuate in piena autonomia dal presidente Draghi e dal Presidente Mattarella, con una partita che, se affidata ai partiti, sarebbe stata lacerata dai veti incrociati. Sulla scelta fatta, quindi, non mi sento di esprimere giudizio. Sui nomi che mi propone, invece, posso sicuramente dire che hanno una storia ed un percorso assolutamente lontano dal mio. Ma qui dobbiamo andare oltre i nomi e “volare alto” come dice Beppe: facciamo valere i nostri temi e federiamo con più forza questa alleanza con Pd e Leu così come indicato anche da Giuseppe Conte».
Ha visto con quanta passione Greco ha documentato lo stato degli ospedali, in particolare il Vietri? Lei, tuttavia, sostiene che la struttura di Larino è stata declassata a casa della salute, dunque, mancherebbero i requisiti fondamentali per realizzare il Covid hospital.
«Non lo dico io, ma lo dicono i documenti di programmazione sanitaria degli ultimi cinque anni, oltre che le circolari ministeriali e i fatti. Sempre l’altro giorno ho scritto al ministro Speranza evidenziando i dati dei contagi attuali in basso Molise e in altre zone della regione, e sottolineando la necessità di una soluzione veloce e concreta che dovrà tenere in considerazione anche le potenzialità del Vietri per la rete territoriale e l’assistenza ai malati Covid. Con Andrea ne parliamo in pratica tutti i giorni come parliamo dei ritardi ai lavori per la ‘torre Covid’, ennesimo aspetto riportato all’attenzione ministeriale, perché vorrei capire quali sono i motivi di certe lunghezze davanti a un’emergenza».
Roma da mesi scrive nei report settimanali che in Molise la terapia intensiva è occupata sotto la soglia di sicurezza del 30%. Considerando mediamente 10 ricoveri, è come se in Molise ci fossero più di 30 posti che probabilmente sono sulla carta, ma non sono disponibili. Tant’è che il presidente Toma nei giorni scorsi ha attivato la Cross, proprio perché il reparto, con 12 ricoverati, era pieno. Roma vuol dire la Cabina di regia, ma vuol dire anche il dicastero della Salute. Ovvero, almeno fino a tre giorni fa, il viceministro Sileri, con cui il Movimento molisano pare dialoghi costantemente. Sono diventati tutti sordi nella Capitale?
«Toma, in qualità di presidente di Regione, è anche responsabile di Protezione civile e spetta a lui l’onere della congruità dei dati che l’Asrem invia. Ovviamente già davanti al solo dubbio di dati contrastanti abbiamo riportato a Roma ogni perplessità. La visita degli ispettori ministeriali deve essere servita anche a chiarire questi aspetti».
Insieme alla delegazione regionale, lei è stato tra i promotori dell’incompatibilità tra governatore commissario. È sempre convinto che basti solo un tecnico esterno alla politica per risistemare la sanità molisana? Non ha cambiato idea?
«L’esperienza degli ultimi due anni insegna che l’opposizione tra struttura commissariale, Regione e Asrem, non aiuta il Molise e i molisani. In questo senso già a dicembre 2019 è stato avviato un percorso sul Patto della Salute chiamato a rivedere il sistema dei commissariamenti. Se vogliamo trovare un punto d’incontro tra posizioni diverse e abbandonare il terreno dello scontro perpetuo, dico questo: per me la programmazione sanitaria e il rispetto dei Lea possono anche tornare in capo alla Regione, ma tutto ciò che riguarda il bilancio della gestione sanitaria e il rapporto con i privati convenzionati, ad esempio, deve essere gestito da commissari con nuove mission specifiche e con una struttura ministeriale di supporto e di base in Molise. Tutto questo, indipendentemente dal nome del commissario».
Non pensa che, se supportato a dovere, potrebbe cavarsela anche il presidente eletto dai molisani, dunque anche lei (è un esempio), purché Roma allenti i cordoni della borsa e metta sul piatto almeno 200 milioni di euro in più all’anno?
«Come ho detto si deve rivedere il rapporto tra le parti in causa, non è solo questione di soldi. Come chiesto a dicembre, con un mio ordine del giorno approvato alla Camera in fase di stesura del Bilancio, servono maggiori risorse a compensazione della mobilità attiva. Ma ci sono altre partite aperte come il milionario contenzioso con Inps che può e deve essere risolto subito con una concertazione tra le parti. Da parte dell’istituto presieduto da Tridico ho sempre trovato disponibilità, tuttavia serve quella di tutti».

ppm 

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