Il karma (o il mantra?) delle mozioni di sfiducia a Toma si materializza tre ore dopo il deposito ufficiale del documento.
Alle 19, al cronista che gli chiede se ci siano novità sulla crepa aperta in maggioranza dalla firma in calce alla mozione di Calenda, Romagnuolo e Iorio, il governatore Donato Toma risponde che è già risolto. Un briefing con i suoi, riferisce, al termine del quale «abbiamo siglato un patto di legislatura. Un nuovo slancio alla nostra azione e, come avevo anticipato già da tempo, rivedrò la giunta, le deleghe e i ruoli in maggioranza». Tutti d’accordo, sottolinea
«Ci siamo accordati su quello che dovrà essere lo spirito nei prossimi due anni. E poi abbiamo da compiere uno sforzo importante sul prossimo bilancio, che ha problemi seri causati dalle passate amministrazioni. Non approvarlo significherebbe tuttavia far rimanere bloccati i fondi per le imprese, ho detto a tutti che ci assumeremmo una gravissima responsabilità. Credo, anzi che chi ha proposto una mozione di sfiducia in questo momento, in pandemia, debba chiedere scusa».
A ufficializzare il suo ritiro della firma dalla mozione è Filomena Calenda, in uno con il suo pronto ingresso in giunta (al posto del leghista Marone pensano tutti). «Finalmente posso dire che il Molise cambia pagina, scriveremo insieme un nuovo capitolo. Il presidente della giunta Donato Toma ha voluto fortemente la mia presenza in questo nuovo esecutivo. Lo ringrazio per aver riposto nella mia persona fiducia e nuove aspettative. Il cambio era indispensabile. Sarà un onere, perché le problematiche sono tante, ma sarà per me un enorme onore rappresentare in giunta tutti voi molisani, ci sarò sempre per tutti, come ho sempre fatto. Sarò la sentinella dell’esecutivo e la presenza di una donna in giunta assicurerà la giusta sensibilità ai temi più delicati», dice.
Da vicepresidente del Consiglio ad assessore: è il voto che mancava alla maggioranza per stare appena sopra: +1. E per ora si va avanti così
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