Con l’organico ridotto già al lumicino, i mesi di luglio e agosto per i reparti degli ospedali molisani sono durissimi. Il blocco delle prestazioni programmate è ormai una consuetudine, ma non basta. Così da settimane è suonato l’allarme per le ortopedie della regione, in particolare per quelle del Cardarelli e del Veneziale. Impossibile coprire i turni di servizio e assicurare le ferie con il poco personale a disposizione. In prima battuta era circolata la voce di un accorpamento fra le due unità operative. Non solo un’indiscrezione ma un’ipotesi di lavoro che avrebbe visto confluire a Campobasso medici e operatori da Isernia. Al Veneziale, però, c’è già lo stato di agitazione per il rischio collasso di numerosi servizi. Di chiusura, temporanea o meno, non vogliono sentir parlare.
Lo ha detto chiaro e tondo il responsabile dell’unità Enzo Bianchi al direttore sanitario aziendale Evelina Gollo che aveva raccolto l’Sos lanciato dal primario del Cardarelli Pancrazio La Floresta: non consentirò che a Isernia si chiuda. Nessuna guerra fra poveri, chiarisce Bianchi contattato da Primo Piano, piuttosto si sta cercando di salvare quanto è stato fatto in questi anni al Veneziale nonostante la carenza e di continuare ad assicurare i servizi ai cittadini della provincia pentra. Gollo si è detta disponibile allora ad accettare soluzioni alternative. La Floresta e Bianchi si sono messi al lavoro e hanno buttato giù una bozza di riorganizzazione dei servizi che intanto può salvare i reparti per i mesi estivi: almeno una volta a settimana un ortopedico del Veneziale copre in aggiuntiva i turni dei colleghi del Cardarelli che saranno in ferie e allo stesso modo il primario di Campobasso una volta a settimana assicurerà l’attività chirurgica maggiore.
Ma l’equilibrio è assolutamente instabile, più che precario. Gli ortopedici in servizio nei tre ospedali (considerando anche Termoli) sono 14, quattro di loro hanno limitazioni. Considerando che anche i ‘generali’ sono ormai vicini alla pensione – anzi Bianchi avrebbe potuto andare fra qualche mese ma l’Asrem ha deliberato il suo trattenimento in servizio fino al 2025 – e considerando che il reclutamento in corso non sta dando risultati eclatanti in termini di nuove leve acquistate, è facile intuire che scampare oggi la chiusura non significa molto per un reparto. «Non si tratta solo delle ferie, ovviamente. Se uno di noi si ammala, rischia di crollare tutto», ribadisce Bianchi. Che quindi propende per un nuovo assetto organizzativo delle tre unità operative. «Da tempo ho proposto delle equipe itineranti». Ma deve essere la direzione strategica ad autorizzare un modello del genere. E sempre la direzione strategica deve dire di sì alla soluzione tampone trovata dai primari di Campobasso e Isernia. Altrimenti, la strada verso l’accorpamento è segnata.

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