Un’ora di viaggio in ambulanza, solo al Cardarelli la diagnosi: dissecazione aortica, emergenza chiurgica e tra le patologie vascolari con più elevata mortalità.
È accaduto a un paziente di 50 anni che dal Caracciolo di Agnone è stato spedito la notte scorsa all’ospedale del capoluogo di regione e da lì, una volta accertato quanto stava accadendo, all’ex Gemelli. «Non so se sopravviverà ma di sicuro questa notte gli abbiamo dato una seconda chance per continuare a vivere», si è sfogata così una dottoressa del pronto soccorso del Cardarelli. Reparto sotto pressione, come tutti quelli d’emergenza urgenza, per la carenza di personale e su cui si riversa l’utenza di gran parte della regione. Come ciò che è avvenuto dimostra drammaticamente.
La storia resa nota dalla dottoressa con un post sui social rappresenta un caso emblematico di come (non) funziona la sanità in Molise e di quanto la rete dell’emergenza sia in affanno con lunghi (o ripetuti) trasferimenti. Questo a grandi linee il racconto: «Turno di notte in pronto soccorso: paziente di 50 anni con multipli fattori di rischio CV giunge per dolore toracico irradiato alla schiena, ipertensione resistente a terapia e tachicardia sinusale, ectasia dell’arco aortico e aorta ascendente. Prima di arrivare a Campobasso si reca al pronto soccorso di Agnone, si limitano a fargli Ecg ed enzimi cardiaci e gli consigliano di farsi accompagnare tramite 118 a Campobasso per eseguire il mezzo di contrasto. Tempo Agnone-Isernia 30 minuti, Agnone-Campobasso 60 minuti. A Campobasso viene effettuata diagnosi di dissecazione aortica e attivato il trasferimento presso l’unità di cardiochirurgia del Gemelli Molise (ex Gemelli Molise che oggi si chiama Responsible Research Hospital, ndr)». Anche il trasferimento, aggiunge, non è stato rapidissimo.
Ma il problema di fondo che intende sollevare è un altro. «Mi viene da pensare, se tutto ciò che non è un semplice mal di gola viene inviato a Campobasso, che senso ha tenere aperti gli altri ospedali? Se nel tragitto Agnone-Campobasso il paziente fosse morto di chi sarebbe stata la responsabilità?». La professionista si chiede anche perché il suo collega del Caracciolo abbia deciso di trasferire «un paziente con sospetta dissecazione aortica su un’ambulanza». E conclude: «Non so se il paziente sopravviverà ma di sicuro questa notte al pronto soccorso di Campobasso, grazie a tutto il personale, gli abbiamo dato una seconda chance per continuare a vivere.
Ora abbiate il coraggio di lamentarvi che siamo dei nullafacenti, che ci mettiamo troppo tempo “solo” per darvi un verbale di dimissione, pensate che quando state veramente male quelle porte sono sempre aperte e ci saranno sempre persone pronte a curarvi!».

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