«Ridurre le liste d’attesa è un impegno assoluto. Quanto si riesce a fare migliorando il lavoro di sala operatoria? Tantissimo».
Così Massimo Nolli, che è stato a lungo direttore di anestesia e rianimazione e oggi è nel team di esperti del ministero della Salute per la formazione (lui si occupa di questo) e il monitoraggio delle azioni messe in campo per l’efficientamento del blocco operatorio degli ospedali in funzione della riduzione dei tempi di attesa per gli interventi. Nolli è intervenuto a Campobasso, all’evento che si è svolto al Cardarelli, nell’Aula Golgi. Evento in cui sono stati presentati, alla presenza della direttrice dell’Ufficio Programmazione del Ministero Mariadonata Bellentani, i risultati raggiunti al presidio di Campobasso, che è quello “pilota” del Molise.
«I risultati più evidenti sono quelli che abbiamo trasmesso alcuni mesi fa sul recupero delle liste d’attesa degli anni 2020 e 2021, cioè il periodo della pandemia, che ci vedono collocati nel rapporto Agenas ai primi posti in Italia», ha spiegato la dottoressa Marilina Niro, referente aziendale e coordinatrice dei due progetti ministeriali in tema. I dati, ha aggiunto, «rappresentano il segno che questa regione è pronta a lavorare secondo le linee di indirizzo, o meglio che stiamo già lavorando, abbiamo già implementato tutto quello che era possibile implementare e che esiste una programmazione strategica, una programmazione tattica, un gruppo operativo all’interno del blocco operatorio. Siamo stati in grado di adeguarci alle nuove figure che stanno nascendo e che sono nate per salvare il Ssn, per offrire ai cittadini equità di cure, appropriatezza e sicurezza. La direttrice dell’Ufficio Secondo di Programmazione ci ha riconosciuto il lavoro che abbiamo svolto, speriamo di poter continuare così come abbiamo iniziato», ha concluso Niro.
Di recente, un provvedimento della direzione strategica ha riguardato il suo ruolo di referente unico aziendale per i percorsi chirurgici e coordinatrice regionale dei progetti. Al suo posto è stato individuato il primario di Ortopedia La Floresta, ma la dottoressa è convinta che il suo incarico possa, legittimamente, andare avanti. E ha compiuto i suoi passi in tal senso. E dal convegno che si è tenuto alla facoltà di Medicina è arrivata una “promozione” formale di quanto fin qui realizzato.
Nel 2020 la Conferenza Stato-Regioni ha licenziato le linee di indirizzo sul percorso chirurgico. Negli ultimi 18 mesi, ha sottolineato Nolli, tutte le Regioni «si sono impegnate a creare gruppi di lavoro sull’implementazione» del documento e, quindi, a realizzare «flussi informativi che, ex ante, ci informino sulle liste d’attesa». La capacità produttiva, o meno, del blocco operatorio incide in maniera significativa sul recupero o, al contrario, sull’allungamento delle liste d’attesa. «Basta un intervento in più al giorno, non rimandare i pazienti. Creare le condizioni perché questo avvenga è un lavoro che riguarda tutti, quindi chirurghi, anestesisti, infermieri, operatori. Un gruppo di lavoro coeso e serio che sappia sempre quali sono gli obiettivi principali».
Anche Francesco Nicosia ha diretto a lungo le terapie intensive (unità strategica per la gestione del blocco operatorio e al convegno fra gli altri ha dato il proprio contributo l’attuale direttore del reparto Romeo Flocco) e adesso è consulente del Ministero su questo argomento. Un esempio pratico, ha detto Nicosia al corso: un paziente che sa di essere operato e poi non si riesce a dar corso all’intervento per problemi clinici o organizzativi rappresenta «un servizio pessimo» reso come Ssn. «Diamo una incertezza, una sofferenza al paziente, alla famiglia». Bisogna quindi
«efficientare tutti i percorsi che sono all’interno degli ospedali: pre, intra e post operatorio, da quando il paziente viene vistato, operato e poi dimesso» e passare – ha concluso Nicosia – «dal fare le cose come accade al fare le cose programmandole prima».
Senza dubbio, ha chiosato Matteo Buccioli (operation manager del Rizzoli di Bologna e componente del comitato tecnico scientifico dei progetti ministeriali), «all’interno di un blocco operatorio possiamo fare di più e meglio per le liste d’attesa. È fondamentale avere un progetto di collaborazione che preveda di ragionare sull’intero percorso. Come è descritto nelle linee di indirizzo del 2020, il paziente diventa chirurgico nel momento in cui lo inseriamo in lista d’attesa e da lì noi dobbiamo prenderlo in carico e ragionare con lui e per lui all’interno dell’intero sistema per fare in modo di portarlo il prima possibile in sala operatoria e di farlo nel modo più efficiente. Portando i problemi della sala operatoria “fuori” e provando a risolverli insieme potremo migliorare l’efficienza di questo percorso».

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