C’è ancora da lavorare ma si intravede la luce in fondo al tunnel. Soprattutto, anche dal primario della Rianimazione di Campobasso – il fronte più avanzato nella lotta al Covid – arriva il monito: «C’è ancora da stare attenti perché le possibili riacutizzazioni sono fisiologiche». E i territori in cui l’epidemia ha circolato meno, come il nostro, sono quelli più a rischio perché presentano minore immunità.
Romeo Flocco comunque spezza una lancia importante per il Cardarelli, hub misto: l’organizzazione generale si è mostrata capace di affrontare l’emergenza piena, nessun operatore si è contagiato.
«Finalmente la famosa curva dei casi positivi si è invertita e la curva dei pazienti guariti è salita, abbiamo l’incrocio delle due curve che aspettavamo da mesi. Da noi in Rianimazione la situazione è più accettabile rispetto alla fase 1. Abbiamo due pazienti che sono in evoluzione, vedremo nelle prossime giornate come andranno, il livello terapeutico è ancora impegnativo. C’è ancora molto da lavorare», spiega Flocco. Vietato abbassare la guardia, aggiunge, perché «le possibili riacutizzazioni sono addirittura fisiologiche, quindi ce le aspettiamo. Saranno naturalmente meglio controllate che nel passato perché in questa fase non possiamo permetterci di non essere preparati. Abbiamo avuto il tempo e l’esperienza per capire che cosa fare». Quanto è stato fatto, però, ha un bilancio positivo e ha molti protagonisti: «È stato possibile grazie anche a un lavoro multidisciplinare, alla solidarietà di enti, aziende, soggetti privati, che hanno contribuito con numerose donazioni, facilitando il nostro lavoro. I risultati ottenuti sono stati raggiunti anche grazie al contributo di tutto l’ospedale, a partire dai servizi, dall’impresa di pulizia, dai centralinisti che hanno dato sempre informazioni corrette all’utenza, da tutto il personale che orbita nell’attività sanitaria, inclusi gli amministrativi che hanno sempre accolto le nostre richieste, tutte urgenti per gli acquisti necessari. In definitiva, ci siamo: dovremmo vedere la luce nel fondo del tunnel».
Sulla ridotta virulenza di Sars-Cov2, Flocco non concorda: «Non lo possiamo dire. Sicuramente il livello immunitario globale è aumentato, infatti le regioni più a rischio sono le nostre dove la copertura è inferiore alle regioni che più hanno patito la fase 1. Comunque dovremo convivere con questo virus, con i prossimi virus e con le prossime epidemie. Le epidemie ricorrenti le abbiamo sempre avute, certo mai una pandemia di questo tipo, però da tempo la comunità scientifica si aspettava una cosa del genere». Indipendentemente dal tipo di virus, dovremo «convivere con il rischio infettivo che avremo, stagionalmente ma lo avremo».
Il Cardarelli è pronto? «Ci proviamo. Dire essere pronti è una parola grossa, perché l’evoluzione delle epidemie infettivologiche può essere imprevedibile. Sicuramente – rimarca il primario della Rianimazione – abbiamo mostrato, non per merito personale ma per la organizzazione generale, la capacità di saper affrontare la cosiddetta fase 1. Almeno fino ad ora quello che mi preoccupava di più è stato realizzato, cioè evitare che gli operatori si contagiassero. Questo penso sia il risultato più importante».
red.pol.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.