Il sistema di distribuzione dell’ossigeno al Cardarelli è «di concezione alquanto datata», scrive nella determina diventata ormai famosa il direttore del tecnico manutentivo dell’Asrem Sergio Casarella. Una valutazione oggettivamente evidente, dato che l’intero edificio è notoriamente alquanto datato e così la sua dotazione impiantistica, oltre che molto risalente rispetto alle nuove esigenze nate con l’emergenza pandemica determinata da una malattia respiratoria. Leggendo bene e in dettaglio la decisione di via Petrella i riflettori fanno luce sull’impianto di ossigeno e si soffermano in particolare sul reparto del quinto piano, allestito completamente tra fine ottobre e inizio novembre 2020.
Casarella, dopo aver ripercorso brevemente la motivazione dei lavori assegnati con urgenza, spiega nelle premesse che l’utilizzo specialmente dei caschi Cpap (che forniscono un pressione positiva costante rispetto a quella atmosferica) non permette «più un continuo e sicuro afflusso». Tutto ciò naturalmente anche in ragione del ricovero di numerosissimi pazienti affetti da coronavirus per i quali servono mascherine e Cpap. Il provvedimento è del 18 febbraio scorso. Come mai solo ora, si chiedono i parenti delle vittime. Se lo chiede Mariateresa Lombardi, visto che suo padre nelle videochiamate da lei conservate le diceva: «La mascherina non funziona, non esce niente qua, non arriva l’ossigeno, io sto morendo asfissiato». Ricoverato il 2 novembre è deceduto il 9.
Sono i giorni in cui viene attivato il reparto al quinto piano, il penultimo intervento autorizzato dalla direzione Asrem in ordine di tempo per aumentare la capacità ricettiva in area medica dell’ospedale individuato come hub regionale Covid. Dopo ancora, ci sarà l’ok all’unità anziano fragile.
Ma torniamo al quinto piano perché è proprio lì che la ditta cui l’azienda sanitaria ha affidato il potenziamento della rete di ossigeno ha trovato criticità.
Il 22 ottobre 2020 lo stesso Casarella ha dato via libera alla predisposizione del quinto piano a Covid, proposta arrivata dalla direzione medica dell’ospedale e a cui la direttrice sanitaria dell’Asrem Scafarto ha detto sì: i 14.383 euro di lavori vanno alla ditta Dp Service. Il 26 ottobre il dg Florenzano fa arrivare alla stampa le foto dei lavori che testimoniano l’avanzamento dell’intervento. Qualche giorno dopo, il 3 novembre per la precisione, su queste colonne davamo conto dell’attivazione di 12 posti letto al quinto piano, purtroppo già tutti o quasi tutti occupati. Erano 30 in tutto i ricoveri quel giorno. Il 20 novembre in area medica erano diventati 51, il 26 novembre già 62. Il 18 febbraio, ben 76. Naturalmente solo una parte al quinto piano.
Quel reparto comunque è stato interessato dai lavori affidati proprio il 18 febbraio. La ditta Air Liquide Sanità Service Spa ha infatti scritto nella relazione progettuale che «l’intervento di riqualificazione proposto ha lo scopo di eliminare le non conformità impiantistiche presenti al V piano, al fine di garantire corrette portate e pressioni, proponendo la realizzazione di una nuova montante (ossigeno) a partire dal collettore esistente e che risalga la struttura in zona filtro fino al 5° piano dell’ospedale, da dove avverrà la distribuzione nel reparto, con flussi al singolo posto letto da 30 litri al minuto e contemporaneità 100%».
Alla domanda dei familiari delle vittime, come mai solo adesso si è proceduto a questi lavori, forse dunque se ne aggiungono altre: per esempio, quando il quinto piano è stato adibito a reparto Covid è stato verificato che l’impianto per l’ossigeno non presentasse le «non conformità» riscontrate oggi dalla Air Liquide?
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