Accusato di aver violato le norme del nuovo codice di comportamento dei dipendenti Asrem, l’ex primario del Pronto soccorso del Veneziale Lucio Pastore va al contrattacco.

Ieri il ‘processo’ al medico, reo di aver rilasciato dichiarazioni contro il rischio privatizzazione della sanità e sul peso degli erogatori convenzionati nel riordino del governatore-commissario Frattura.

Pastore è stato convocato davanti alla commissione di disciplina. Nel primo pomeriggio si è presentato in via Petrella con il suo collegio difensivo: il suo avvocato Oreste Scurti, Marianna Salemme, legale della Fiom e ieri presente in nome del Forum per la sanità pubblica, e un rappresentante sindacale della Cgil Funzione pubblica. Gli addebiti mossi a Pastore sono stati contestati sia dal punto di vista procedurale – un iter che il medico è pronto a portare al vaglio del tribunale in caso dovesse proseguire – sia dal punto di vista della violazione di norme costituzionali.

In caso di danni, l’ex primario è pronto anche a chiedere un risarcimento. Un’udienza tesa, posizioni chiare e distanti. La decisione nei prossimi giorni. E il medico attende con l’intenzione di impugnare anche solo un’ora di sospensione che gli venisse comminata.

Fuori, a manifestare in suo favore, i componenti del Forum e della associazioni che si battono per la difesa della sanità pubblica. Un gruppo nutrito e che si è fatto sentire. Pastore, ha detto il presidente del Forum Italo Testa, è stato sottoposto a procedimento disciplinare, «perché ha voluto esprimere una sua opinione sulla politica locale». Opinione che l’ex primario del Cardarelli ha ribadito: «Stanno riducendo al minimo la sanità molisana, attraverso personalità venute da fuori e che non conoscono questa realtà e in nome di promesse di quel che succederà nel futuro, hanno sfasciato tutto. La gente che si trova ad andare nei Pronto soccorso, dai medici, che hanno lunghe liste d’attesa e se la prende con gli operatori, perché sono quelli che incontra, e si lamenta con loro accusandoli di non lavorare». L’amministrazione «che ha messo sotto processo il collega in nome di un regolamento capestro ha questa volontà: impaurire i dipendenti degli ospedali che non possono parlare, non possono difendersi accusando i veri responsabili dello sfascio della sanità. Siamo qui sia per difendere la sanità pubblica sia il diritto di ogni cittadino, anche se dipendente Asrem, di poter esprimere il proprio giudizio e il proprio parere come dice la Costituzione».

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