Anastasia Mangione, termolese, è in Spagna dai primi di agosto, vive lì da inizio mese con il suo fidanzato. Sul profilo Facebook le foto condivise da Instagram del pranzo da Bacaro, in Carrier Jerusalem accanto alla Boqueria di Barcellona.
Un quarto d’ora, una manciata di minuti hanno salvato la vita a lei e al suo ragazzo. Abitano a 700 metri dal luogo dell’attentato terroristico costato la vita a 14 persone, fra cui due italiani, e centinaia sono i feriti. Il bilancio, come accade sempre in questi casi, è purtroppo provvisorio.

Anastasia e il suo ragazzo (nella foto dal profilo Facebook di lei) hanno solo il tempo di rientrare e accendere la televisione. Guardano le immagini, ascoltano sconvolti. «Nel ristorante dove abbiamo mangiato – racconta via Messenger a Primo Piano – il proprietario si è chiuso dentro, c’erano dei turisti che sono scappati rifugiandosi nel suo locale e la polizia gli ha vietato di uscire e sono ancora lì dalle 17». Le viene di pensare a quello che ha rischiato, ce l’ha davanti agli occhi: «Se ci fossimo trattenuti solo 15 minuti in più ci saremmo ritrovati schiacciati dalle persone che uscendo dal mercato sono fuggite in qualsiasi traversa si trovavano davanti».
Mette la sua testimonianza a disposizione. Non reagisce male, come sarebbe comprensibile, agli assalti dei cronisti molisani che le chiedono come sta e poi subito dopo, quasi tutto attaccato, se se la sente di raccontare. Un lavoro poco onorevole in queste circostanze, ma va fatto. E serve appunto a custodire le testimonianze di chi come lei è rimasto vivo. Anastasia lo sa. Perché infatti conclude: «Ora siamo chiusi in casa davanti al tg».

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