Legambiente chiede di posticipare di un mese l’apertura della caccia.
«Non ci sembra di pretendere molto. E poi ci sono norme di salvaguardia della biodiversità che vanno rispettate», spiega al Corriere della Sera la presidente dell’associazione Rossella Muroni. «Siccità prolungata e incendi hanno stremato molte specie animali. Diverse Regioni hanno invocato lo stato di calamità. Bene, se hanno sofferto agricoltori e altre categorie pensiamo che anche la fauna vada difesa. Le amministrazioni devono tenere conto dei danni patiti».
L’appello è rivolto ai presidenti di numerose Regioni (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Umbria), ai ministri dell’Ambiente e delle Politiche agricole e al presidente del Consiglio Gentiloni.
Il 40% della produzione di cereali è andata persa a causa della siccità, perciò la fauna deve avere il tempo di riprendersi. «Il posticipo della caccia sarebbe un segnale politico, di responsabilità, ammettere che c’è un problema ambientale e che si intende affrontarlo», la posizione di Legambiente. Ai cacciatori la presidentessa Muroni dice: «Sostengono di essere i primi difensori della fauna. Bene, hanno un’occasione per dimostrarlo con i fatti».
Ma non convince i rappresentanti dei cacciatori. Così, sempre sul Corriere, Moreno Periccioli, presidente Federcaccia Toscana: «Il tema della fauna ci sta molto a cuore. Senza animali noi non potremmo coltivare la nostra passione. Sfido a trovare persone più ambientaliste dei cacciatori. Ma trovo assurdo chiedere il rinvio pochi giorni prima dell’apertura. Per esempio: non sappiamo come può evolversi la situazione meteo nel breve periodo, tra qualche giorno potrebbe piovere. E poi non si può estendere il rinvio a tutto il territorio nazionale. La siccità ha colpito in modo diverso la Toscana rispetto alla Lombardia o alla Sardegna».

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