La tragedia di Giada De Filippo ha toccato davvero tutti. Migliaia i commenti sui social, decine e decine le lettere e le analisi svolte da altri studenti e dai docenti universitari. Tutti l’indomani si interrogano su cosa sia passato per la testa della povera 25enne di Roccapipirozzi che ha deciso di salire al terzo piano dell’edificio 7 di Monte Sant’Angelo e di farla finita. Una società che corre, troppo, e non accetta che eventualmente qualcuno possa restare indietro.
Domani pomeriggio alle ore 14,30 il feretro di Giada – dalla casa dei genitori dove sarà allestita la camera ardente probabilmente già oggi – raggiungerà la piazza del Municipio di Sesto Campano da dove poi partirà il corteo fino alla chiesa di Sant’Eustachio Martire dove si svolgeranno i funerali. In concomitanza con le esequie, come preannunciato dall’amministrazione comunale, in paese sarà lutto cittadino. Troppo grande la tragedia per fare finta di niente. I familiari della studentessa forse non troveranno mai la risposta ad un gesto del genere. Così come il fidanzato, che era partito da Cassino per accompagnare la futura sposa (pare ci fossero delle nozze fissate a settembre) e raggiungere l’Ateneo di Napoli dove Giada aveva dato appuntamento per la laurea… Ma i genitori in generale e la società tutta dovranno interrogarsi a fondo per comprendere quanto accaduto, senza scorciatoie.
La 25enne è stata ricordata ieri mattina a Monte Sant’Angelo dove gli studenti della facoltà di Scienze naturali si sono ritrovati per un minuto di silenzio e riflessione e per depositare fiori e biglietti in ricordo della collega Giada. La morte della studentessa della Federico II ha lasciato sgomenta mezza Italia. L’Università partenopea ha sospeso tutte le attività e rinviato le elezioni studentesche. Amici, conoscenti e non solo hanno voluto esprimere un commento.
«C’è un pò di Giada in ognuno di noi. Grazie a tutti quelli che stamattina l’hanno fatta sentire compresa e meno sola», si legge sulla pagina dell’Associazione Scienze Geologiche Unina. «Siamo impietriti di fronte a ciò che è accaduto e facciamo fatica a realizzarne la profondità. Tutto ciò che possiamo fare ora è stringerci attorno al dolore della famiglia, dei cari e degli amici», ha fatto sapere la confederazione degli studenti.
Il noto account Twitter Trend Italia ha informato invece che su Google si sono contate «più di 10.000 ricerche» su Giada De Filippo, a testimonianza che la storia ha scosso davvero tutti.
Ad intervenire sono stati anche i Giovani Democratici di Napoli: «Davanti a queste tragedie è dura trovare parole utili a spiegare, a cercare di capire, ma in questo caso a tutti noi, giovani studenti e non, è risultato facile immedesimarsi in Giada, perché tutti noi conosciamo bene le pressioni, le ansie, le paure di questa società in cui viviamo, in cui è sempre più complicato essere giovani, essere studenti, essere lavoratori precari, essere figli, è sempre più difficile vivere in pace con se stessi. Una società dura, muscolare, competitiva all’ennesima potenza, dove non c’è spazio per gli errori, per gli sbagli, per i fallimenti, dove o sei un vincente o semplicemente non sei, non esisti, non servi. Cambiamola». Tutta la comunità dei Giovani Democratici di Napoli si è quindi stretta al dolore della famiglia e dei cari di Giada. «C’è una Giada in ognuno di noi».
Altri hanno posto con forza l’accento sul dialogo che ci deve essere tra le persone. «Spesso i genitori riversano su di noi ambizioni e frustrazioni, ansie e desideri. È normale. Ma non tutti riescono a reggere l’urto emotivo. Spesso abbiamo paura di non essere all’altezza delle loro aspettative. C’è una Giada in ciascuno di noi. Parlatene, parliamone, parliamoci».
Toccante anche la lettera del prof Guido Saraceni, docente presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Teramo: «L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione – ha scritto tra le altre cose -. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo. Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare».
«Ne ho abbastanza della gente che giudica, che parla senza senso ed empatia, che pensa di sapere e invece dice cattiverie o stronzate senza fine», ha invece scritto un amico. Una mamma, poi, si è chiesta: «Perché i nostri figli talvolta non capiscono che noi li amiamo comunque, sempre, per sempre?».
Seguita e condivisa da numerosi studenti è stata pure l’accorata lettera del prof Nicola Pasquino, docente della Federico II, il quale si è rivolto direttamente agli universitari per implorarli: «Parlate, confidatevi, apritevi: con gli amici, con i fidanzati, con i genitori. Fatelo anche con noi docenti, se pensate che possa essere utile parlarne con chi non ha con voi un rapporto di “amicizia” in senso stretto ma è “solo” un professore che ritenete possa comprendervi; parlatene con gli esperti che la Federico II vi mette a disposizione attraverso il centro Sinapsi. Parlatene, non tenetevi dentro il disagio, la paura del giudizio altrui, perché le difficoltà nello studio non possono, non devono essere motivo di vergogna. Parlatene, affrontate i vostri mostri insieme a chi ritenete vi possa dare una mano perché vi vuole bene o perché è un professionista esperto. Fate qualunque cosa che non vi faccia combattere questi mostri da soli, affinché nessuno debba più scrivere un post come questo».

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