Più siamo, più ci stringiamo, più contiamo. Ecco perché da quel giorno, quando nacque l’idea di esserci e contarsi, si chiamano sardine: hanno invaso le piazze italiane, e così faranno oggi, a Campobasso, lungo corso Vittorio Emanuele per il flash mob nato dall’iniziativa di un gruppo di giovani che hanno cominciato a dare forma a quest’idea che riavvolge il nastro e torna indietro, come una macchina del tempo, a quando il confronto politico era dialetticamente sano, fondato sui temi e sulle proposte. Senza urlare, additare, provocare. Oggi pomeriggio, dalle 18.30, tocca al capoluogo di regione, al Molise intero: il tam tam social è cominciato da più di una settimana, prima con una comunicazione che ha incuriosito, poi con appelli – firmati – alla partecipazione, estesi anche ai sindaci dei Comuni molisani. Da ieri poi la richiesta che accomuna ogni piazza: «realizzate le vostre sardine di carta o di cartone, date spazio alla vostra fantasia e scendete in piazza con noi!!». Concetti ormai chiari: è il popolo di chi vuole tornare ad un sano modo di fare politica, per la risoluzione dei problemi e che guardi all’altro. E se il metro di misura del gradimento delle politiche portate avanti in questi ultimi due anni, urlate e giudicanti, risiede nel numero di persone che affollano le piazze, allora occorre far capire che c’è un altro popolo che preferisce il confronto allo scontro, il dialogo alle urla, che non individua il nemico nel diverso. Per questo, stretti stretti questo pomeriggio, lungo corso Vittorio Emanuele, per mostrare forza e coesione.
Senza simboli né bandiere, senza urlare. Ma chi sono le sardine del Molise? Aurelio D’Amico è uno di loro. Vive e lavora a Campobasso, è un ragazzone con gli occhiali tondi e l’eskimo verde, i capelli arruffati e una pacatezza che si avverte dal tono di voce. «Le sardine del Molise sono le stesse che scendono nelle piazze di altre città in questi giorni: donne, uomini, ragazzi e ragazze stanchi di questa politica svuotata di contenuti, aggressiva, che si rivolge alla pancia e non al cervello. Speriamo di essere in tanti, a Campobasso, per chiedere alla politica di tornare ad occuparsi dei problemi delle persone, che tutti i giorni devono affrontarli. E chiederemo che questo avvenga in maniera seria, con modi e toni che ormai non si sentono più. Ci rivolgiamo soprattutto alla parte politica che si riconosce nel populismo di centrodestra, che ha fatto dell’odio e della paura i suoi cavalli di battaglia». Cosa si aspettano da Campobasso le sardine molisane, come reagirà la città che, nel maggio scorso, ha riempito i balconi di lenzuola contro l’ex vicepremier Matteo Salvini, che si è ritrovata in una gelida serata primaverile in piazza Municipio per guardarsi negli occhi e riconoscersi, per cantare insieme e tutto questo parecchi mesi prima che le sardine cominciassero a nuotare nel mare delle piazze italiane? «Speriamo ci sia più gente possibile – spiega ancora Aurelio, ai microfoni di Teleregione –, persone che si riconoscono in questa richiesta, che avvertono forte il disagio di vivere la politica che è diventata insulto, che non affronta i temi e non offre soluzioni ma che è utile solo per scontrarsi con l’avversario che non è più il politico con il quale confrontarsi in maniera costruttiva ma il nemico da annientare». E’ la seconda volta di Campobasso, quindi. Sette mesi fa, in un moto partito allora dai ragazzi dell’Unione degli Studenti. Oggi da altri ragazzi, che chiamano ad una presa di posizione netta, chiara e costruttiva. «Le sardine dicono no a Salvini ma anche a tutti quelli che si riconoscono in quel modo di fare politica». Quindi al primo ministro o al sindaco del più piccolo centro della regione, la richiesta che arriva dalle sardine è identica. Basta parlare alla pancia, è ora di tornare a dialogare con i cervelli.

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