I 5 Stelle che siedono in Consiglio regionale, mi riferisco in particolare al capogruppo Greco e al ‘portavoce’ De Chirico, o studiano poco – e quindi mentono ma con l’attenuante della buona fede – o immaginano che l’Italia non sia più una Repubblica democratica. O – forse – scrivono inebriati dai fumi dell’alcol e mi riferisco alla foto che De Chirico ha pubblicato a corredo di un post in cui chiama in causa Primo Piano Molise, foto che lo ritrae con un calice di vino rosso in mano. Le immagini a corredo di un articolo, almeno nelle tecniche giornalistiche, aiutano il cronista ad illustrare quanto racconta. Anzi, talvolta una foto vale più di 1.000 parole.
De Chirico e Greco che gli fa eco sono convinti di poter affermare tutto e il contrario di tutto e, in particolare, di poter impunemente manipolare la verità. Leggo sulle loro bacheche Facebook una sorta di lamentazione circa alcuni editoriali – scrivono – pieni «di astio personale e privi di senso nei confronti di alcuni portavoce 5 stelle». Parlano di «livore», tirano in ballo la legge regionale di sostegno all’editoria, fornendo numeri completamente sbagliati, inventati. Come al solito la buttano in caciara, invertono i ruoli e anziché rispondere alle domande che, seppur indirettamente gli sto ponendo da qualche giorno, salgono in cattedra e interrogano, suggeriscono temi, fanno gli inquisitori.
Limitano la critica al singolo editoriale, come se ogni edizione di Primo Piano Molise che la redazione realizza non recasse in media circa 100 articoli. E di questi, molti, forse anche troppi rispetto agli altri partiti, raccontano delle iniziative del Movimento 5 Stelle su tutto il territorio regionale: da Sesto Campano a Campomarino, passando per alcuni luoghi, come Campobasso e Termoli, dove i portavoce ‘occupano’ spesso e volentieri le aperture delle pagine.
De Chirico accusa Primo Piano di non parlare di Sanità, di reparti ospedalieri, delle nomine. Scrive che Primo Piano non si occupa «dello smantellamento calcolato di servizi ‘in house’ a favore di aziende commerciali private», riferendosi probabilmente ad una sua interpellanza sulla Molise Dati, pubblicata da questa testata il 15 ottobre scorso di spalla a una mega intervista al senatore grillino Luigi Di Marzio: i due articoli occupavano per intero pagina 2 dell’edizione di quel giorno. De Chirico, ma di cosa stiamo parlando? Anzi, di cosa vogliamo parlare? Il consigliere afferma di non conoscermi e mente. Mente perché l’ho incontrato e ci siamo confrontati più volte. È accaduto nell’ufficio sede del gruppo consiliare del Movimento dove spesso sono stato ospite di Antonio Federico e Patrizia Manzo. E lui (insieme a Greco) sedeva in quella stessa stanza. Aveva un incarico da consulente. Portaborse, come si dice in gergo. Carriera ne ha fatta, oggi siede in Aula. Ma evidentemente avrà la memoria corta.
Mi ricorda, De Chirico, il ruolo pubblico che mi compete, ovvero, garantire il «pluralismo dell’informazione»: appunto! Essere plurali vuol dire, tra l’altro, dare spazio a tutti, soprattutto – e questa la nostra filosofia – dare voce a chi non ne ha.
Afferma De Chirico che «da quando siede in Consiglio non ha mai ricevuto contatti» da Primo Piano Molise. Fossi in lui mi chiederei perché. Anzi, chieda ai suoi colleghi – tanto per citarne un paio – Patrizia Manzo e Vittorio Nola (ma potrei dire Roberto Gravina o Nick Di Michele): perché voi avete contatti con Primo Piano e io no? Chieda al deputato Federico: è vero che Colella ti chiama anche più volte al giorno? Gli chieda di cosa parliamo, gli domandi cosa chiedo, cosa voglio sapere. Si faccia raccontare da Federico se è vero o non è vero che la redazione di Primo Piano Molise è anche casa sua.
De Chirico, chi ha definito quello dell’informazione «un sistema marcio, con qualche eccezione, che non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione»? Chi lo ha aperto il fronte con i giornalisti? Rispondi, non costringermi a tediare i lettori sempre con le solite domande.
Oltre a ricordarmi il ruolo pubblico che mi compete, ricorda a te stesso di essere un rappresentante della massima istituzione elettiva del Molise e forniscila qualche risposta. Dimmi, te lo chiedo da cittadino di questa regione: chi sarà il prossimo commissario della Sanità? E il sub commissario? Perché dal 22 aprile, data in cui hai perso le elezioni, il settore è bloccato ed è ostaggio della indecisione del Movimento?
E se i molisani avessero scelto Greco e non Toma? Avreste fatto lo stesso baccano infernale per chiedere al governo di istituire l’incompatibilità tra il presidente di Regione e il commissario della sanità?
In attesa delle tue risposte che non arriveranno mai ti fornisco un chiarimento. Lo devo soprattutto ai nostri lettori. Hai scritto, affermando il falso (e per questo ne risponderete tu e Greco in altra sede), che l’editore di Primo Piano Molise ha ottenuto 334mila euro di contributi pubblici per il 2017. La cooperativa che edita la testata che indegnamente dirigo ha avuto assegnato dalla Regione, previa verifica dei requisiti richiesti dalla legge, in proporzione ai dipendenti e, in particolare, alla retribuzione dagli stessi percepita (spero tu conosca il regolamento della legge e quindi sappia in cosa consiste la complessa documentazione da fornire a supporto), un contributo pari a 172mila euro (e non 334mila) per un anno di attività.
Solo per stampare, trasportare e distribuire il quotidiano nelle edicole del Molise, l’editore spende circa 30mila euro al netto dell’Iva per ogni mese, che per un anno fa 360mila euro. Il costo dei giornalisti, dei grafici e degli impiegati, tutti contrattualizzati secondo quanto prescrive la norma, va da sé che è nettamente superiore a quello delle spese di stampa. A ciò va aggiunto ogni altro onere tipico di una redazione, a partire dal costo del pc da cui ti sto scrivendo, dalle spese delle sedi, delle attrezzature.
Non è complicato: riesci a capire quanto costa l’informazione che non sia quella basata sul modello Grillo-Casaleggio? E comprendi quanto è ancor più complesso sostenere un organo di informazione in una regione come il Molise? Lo sai che chi distribuisce i giornali rinuncia a rifornire i comuni più complicati da raggiungere e noi non possiamo fare altro che subire le sue decisioni?
Fallo uno sforzo, piccolo. Anche perché, e non posso fare altro che sorridere, pare che il tuo capo politico, nonché vicepremier e ministro plenipotenziario, abbia già cambiato idea. È di pochi minuti fa (è di ieri, ndr) una nota dell’Ansa da cui apprendo che Di Maio, rispetto ai fondi nazionali all’editoria, da cui – lo ribadisco ancora una volta – i quotidiani molisani non traggono alcun beneficio, afferma: «I tagli all’editoria li vedrete nella legge di bilancio nei prossimi giorni. Non li abbiamo approvati in Cdm perché stiamo vedendo bene le norme: qualcosa sarà aggiunto con emendamento nella piena autonomia del Parlamento. La Lega ha difeso le testate locali che spesso raccontano il Paese molto meglio dei giornali nazionali. Ma vanno finanziati in maniera meritocratica: voglio investire magari per far nascere nuovi giornali e non per tenere quelli che restano aperti solo per prendere i finanziamenti».
Lasciati alle spalle il sospetto De Chirico. Critica quanto e come vuoi. Oltre ad essere un tuo diritto è anche un dovere che ti hanno assegnato gli elettori affidandoti il ruolo di consigliere di opposizione. C’è sempre un confine che però non va oltrepassato. È una questione di dignità, come ha scritto recentemente il tuo collega Federico in un post.
Luca Colella

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.