Ieri sera il governatore Toma ha riunito la maggioranza. Una messa a punto fisiologica alla ripresa dei lavori dopo le vacanze estive. Stamane, infatti, torna in riunione il Consiglio regionale.
Come sono andate le cose nel corso del vertice sta all’interpretazione che ognuno vuole dare alle indiscrezioni lasciate trapelare dei singoli consiglieri, che non corrispondono l’una con l’altra.
Ma è normale. Nel rapporto con i cronisti, gli amministratori tendono a tirare l’acqua al proprio mulino. Un fatto è certo: il capo di Palazzo Vitale ha chiesto alla sua maggioranza di abbassare i toni sugli organi d’informazione e di ricondurre il dibattito nell’alveo dei canali istituzionali.
Insomma, un po’ come ribadito dal premier Conte durante il discorso pronunciato ieri mattina nell’aula di Montecitorio, invocando sobrietà soprattutto sui social.
La riunione di maggioranza di ieri sera, ne seguiranno certamente altre, non è bastata tuttavia a chiarire i dubbi che le ultime scelte del centrodestra hanno insinuato negli elettori e più in generale nel popolo molisano.
Un dubbio su tutti: le elezioni provinciali di Isernia. È necessario stabilire chi dice il vero e chi mente.
Mediante il democratico esercizio del voto, i cittadini scelgono da chi farsi rappresentare. Gli eletti hanno il dovere ineludibile di dire la verità. Sempre e in ogni circostanza.
Le istituzioni sono sacre e tali devono restare, a prescindere da chi le rappresenta.
Nel caso in esame sono in contrasto le versioni di una deputata, che è pure coordinatrice regionale di un importante partito, e quelle di un eurodeputato, di un assessore e del presidente del Consiglio regionale.
Inutile replicare ancora una volta i fatti. Serve solo sapere se hanno detto il vero Patriciello, Niro e Micone e, quindi, la Tartaglione è bugiarda. O viceversa.
Stabilito ciò è anche più semplice tracciare un quadro dell’attuale maggioranza, all’interno della quale cova molto malcontento.
Toma sa bene di sedere su una polveriera. Ma il presidente, come la maggior parte dei tecnici prestati alla politica, non ne fa un dramma. Almeno nelle parole non ha mai mostrato timore rispetto all’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne.
Certamente non sono dello stesso avviso i consiglieri regionali, in particolare quelli che (forse nemmeno ne sono coscienti) sarà difficile vedere di nuovo sui medesimi scranni nella prossima legislatura.
Una situazione contrapposta che potrebbe però generare una condizione di fatto – normalmente definita «tirare a campare» – che il Molise proprio non può permettersi.
Tanto la crisi di governo innescata da Salvini, quanto le polemiche sollevate dopo il risultato delle elezioni provinciali di Isernia hanno spento i riflettori mediatici sulle enormi difficoltà che il Molise sta vivendo, in alcuni ambiti in particolare.
La sanità è alle ataviche prese con la carenza di personale. Stabilizzazioni e concorsi per i primari non risolvono i problemi. Aver contrattualizzato i precari pone gli stessi in una condizione lavorativa sicuramente diversa rispetto a chi senza futuro, senza certezze, fa i conti ogni giorno con un contratto che scade. Ma coloro a cui è stato (o sarà) trasformato il rapporto da determinato a indeterminato già prestano servizio negli ospedali molisani. In buona sostanza, poco o nulla cambia in termini di forza lavoro.
La Asrem cerca i dirigenti dei reparti, in molti casi retti da medici facenti funzioni. Accadrà che i più bravi tra i medici molisani vinceranno le selezioni. Ma anche in questo caso si tratta di personale già impiegato. I concorsi per reperire forze nuove, infatti, sono andati deserti. Prova del fatto, giammai fosse necessario provarlo, che la sanità molisana non è attrattiva e i dottori – la cui carenza si manifesta anche in altre regioni – preferiscono andare altrove.
L’ultimo, restando nell’ambito, a lasciare il Molise è stato il dg dell’Asrem che ha scelto di proseguire la sua attività professionale accogliendo l’invito del governatore della Campania, che lo ha nominato a capo della Asl Napoli 3.
Altro problema in cima all’agenda è la mancanza di lavoro. Problema non più rinviabile e dal quale scaturisce un ulteriore spaventoso fenomeno, che è quello dello spopolamento. La regione perde più di 3mila residenti all’anno. Una catastrofe senza precedenti a cui nessuno sta ponendo seriamente rimedio.
Parlarne, probabilmente, sarebbe già un grosso passo in avanti. Purché gli interlocutori siano seri, credibili e dicano la verità.
Nello scambio di accuse post elezioni per il vertice di via Berta sono venuti fuori, tra l’altro, aspetti poco chiari che rasentano l’attenzione della magistratura. Il presidente del Consiglio in un passaggio del suo intervento ha parlato di «attribuzione (a Forza Italia, ndr) di infiniti elenchi di nomine regionali», riferendosi alle interferenze dalla onorevola Tartaglione sulla Regione Molise, ovvero, su chi ne determina le scelte.
Toma, che non ha bisogno di consigli, avrà certamente in mente una strategia.
Ripartire, tuttavia, da un’operazione verità sarebbe il modo migliore per rilanciare l’azione politico-amministrativa, che operi il tentativo, almeno ci provi, di tirare fuori il Molise dalle sabbie mobili.
Va da sé che se qualcuno ha mentito, chiunque esso sia, deve essere cacciato a calci nel sedere.
Luca Colella

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