E ci pareva strano! Prendiamo in prestito il famoso ritornello della canzone di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia per commentare l’ultimo provvedimento che vede destinatario il mal ridotto ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone. Da ieri infatti sono state sospese le attività ambulatoriali e in day-surgery di ortopedia. La motivazione è dettata dalla carenza di personale medico al “Veneziale” di Isernia. E allora, come spesso accade negli ultimi anni, meglio sottrarre l’unico ortopedico in servizio nella struttura sanitaria altomolisana. Perché chi se ne frega se nelle sperdute campagne di Belmonte del Sannio o Poggio Sannita un povero vecchietto si sloga un polso, si spezza una gamba o si lussa una spalla. D’altronde c’è il taxi formato 118 che a costo zero ti preleva e accompagna, a patto che sia disponibile, nell’ospedale del capoluogo sempre più “intasato”.
È questa una storia che si ripete nonostante proclami e promesse dei vertici Asrem, i quali continuano a ripetere la filastrocca di tenere a cuore l’ospedale di montagna. Malgrado i contentini, come ad esempio lo screening regionale delle feci occulte, assegnate al laboratorio di Analisi, così tanto per tenere buoni amministratori e qualche medico. Intanto da ieri, lunedì 3 giugno, l’unico ortopedico (Daniele Cerimele, ndr) si è visto recapitare una comunicazione nero su bianco (firmata dal primario Enzo Bianchi, ndr) che di fatto sospende la sua attività in Alto Molise. A quanto pare, ma non è dato saperlo, garantiti gli interventi chirurgici programmati per oggi (martedì 4 giugno) e le visite ambulatoriali di domani (5 giugno). Dopodiché bye bye.
Cerimele, che non ha inteso commentare il provvedimento, dovrà recarsi quotidianamente al “Veneziale” per prendere il posto di un collega in malattia. Insomma, canterebbero Franco&Ciccio e «ci pareva strano, che fosse tutto giusto, che fosse tutto apposto, che non ci fosse un guasto, o un qualcosa che non va». Ironia della sorte o segno premonitore, fate voi, la sospensione delle attività ortopediche avvengono alla vigilia delle celebrazioni di “San Francesco Caracciolo” a cui è stato intitolato l’ospedale agnonese. Ma non è tutto. Perché in un quadro più allargato c’è da sottolineare come ad oggi le modernissime sale operatorie, seppur con il contagocce, funzionavano grazie agli interventi ortopedici. Da oggi neppure più quelli. Intanto, dopo una verifica di PrimopianoMolise, la nuova comunicazione non sarebbe ancora arrivata in accettazione.
«È questo un atto che va nella direzione opposta a quanto emerso dall’ultimo incontro avuto dall’amministrazione comunale e dai comitati civici con i commissari alla Sanità regionale. Ancora una volta alle parole non è seguita alcuna azione concreta, bensì si infligge un colpo mortale alle popolazioni alto molisane già fortemente penalizzate in merito a viabilità e altri servizi. A chi predica la rivoluzione consiglio di fare meno chiacchiere e di metterla seriemente in pratica, anche noi siamo pronti a fare la nostra parte. Ormai la questione della sanità pubblica nelle aree interne ha raggiunto un punto di non ritorno che merita l’attenzione del governo nazionale. Una problematica che sta logorando quanti caparbiamente si ostinano a vivere nei territori montani dove lo Stato dovrebbe assicurare le stesse attenzioni di quelle garantite ai residenti della costa o nelle regioni più ricche d’Italia in base a quel principio costituzionale di solidarietà e sussidiarietà nei confronti di chi ne ha maggiore bisogno» il commento del capo gruppo di Nuovo Sogno Agnonese, Daniele Saia.

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