Il meccanismo messo in piedi dai rivenditori di auto, con la complicità di prestanomi nullatenenti e, in alcuni casi, anche di acquirenti che erano a conoscenza della truffa, avrebbe prodotto un giro d’affari da 10 milioni di euro.
Ma l’import di migliaia di auto dall’estero (per lo più dalla Germania, Repubblica Ceca e Belgio) senza versare l’Iva è stato scoperto da Polizia e Finanza, che già a gennaio scorso avevano incastrato gli imprenditori furbetti: 48 indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Per sei di loro la Procura aveva chiesto anche la misura cautelare (sia in carcere sia ai domiciliari), richiesta non accettata dal gip. Nei giorni scorsi la svolta con il pronunciamento del Riesame: gli agenti della Squadra Mobile, in collaborazione con i funzionari dell’Ufficio Controllo dell’Agenzia delle Entrate della Direzione Regionale del Molise e di personale della Guardia di Finanza appartenente alla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica, hanno infatti eseguito una ordinanza di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili fino a concorrenza di oltre 4.300.000 di euro nei confronti dei nove indagati. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati ieri mattina in via Tiberio.
I sequestri hanno riguardato beni immobili, autovetture, società e conti correnti riconducibili agli indagati.
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Campobasso a conclusione di una ampia attività di indagine di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso e finalizzata a contrastare il fenomeno dell’importazione parallela di autovetture di provenienza estera immatricolate in Italia in frode all’Iva e fa seguito ad un precedente decreto di sequestro emesso dal gip per sequestri già eseguiti per oltre 800.000 euro.
Nei confronti di due degli indagati il Tribunale del Riesame, in accoglimento della richiesta del Procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo (che in prima battuta aveva richiesto la misura cautelare in carcere), ha emesso altresì due misure cautelari personali del divieto dimora, una per la regione Molise e l’altra per la regione Molise e Campania, al fine di prevenire il reiterarsi dei reati; tuttavia tali misure non sono ancora eseguibili in attesa dei termini di legge.
Le indagini congiunte della Polizia di Stato e dell’Agenzia delle Entrate sono iniziate nel 2016 proprio a seguito di una segnalazione delle Entrate che in fase di analisi avevano intercettato un abnorme aumento di immatricolazioni di autovetture cui non facevano seguito gli attesi versamenti di Imposta sul Valore Aggiunto.
L’attività messa in piedi dagli indagati, tutti rivenditori di autoveicoli operanti in provincia di Campobasso, consisteva nell’immatricolare in frode all’Iva autovetture di provenienza comunitaria grazie alla creazione di falsa documentazione esibita anche in nome e per conto dei clienti in fase di immatricolazione. Le autovetture immatricolate in evasione sono centinaia ed al vaglio degli inquirenti ora c’è anche la posizione di diversi clienti.
Le attività di indagine proseguiranno per l’analisi delle compravendite di autoveicoli effettuate nelle annualità successive, ma è già evidente che gli importi dell’evasione milionaria accertata sono destinati ad aumentare.

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