Documenti falsi per ‘accaparrarsi’ l’affidamento della gestione di servizi di accoglienza temporanea di cittadini stranieri. Un assegno da 68mila euro incassato indebitamente e cinque avvisi di garanzia notificati dalla Procura di Campobasso ad altrettante persone accusate a vario titolo di falsità ideologica, frode, turbata libertà degli incanti. Una vicenda che ha inevitabilmente riacceso il dibattito sull’accoglienza in Molise e gettato nuove ombre sulla gestione dei Cas. All’indomani della notizia dell’indagine condotta dalla Squadra Mobile di via Tiberio ad alzare il tiro è Claudia Mistichelli, portavoce di Fratelli d’Italia AN che rilancia nuovamente il monito al sindaco di Campobasso Antonio Battista: stop all’accoglienza dei migranti. «In virtù degli ultimi accadimenti nella nostra regione, dal centro di rimpatrio volontario a San Giuliano di Puglia agli avvisi di garanzia a cinque persone responsabili di alcuni centri di accoglienza non a norma – l’annuncio di Mistichelli – insieme ad alcuni cittadini di Campobasso stiamo avviando una raccolta firme per una petizione da consegnare al sindaco di Campobasso. Basta aperture di nuovi centri di accoglienza nel nostro capoluogo di regione e basta nuovi arrivi. Campobasso – dice – ha già assolto abbondantemente ai suoi obblighi di accoglienza e solidarietà, è ora che si pensi ai problemi dei campobassani, il sindaco deve prendere una posizione in merito, per il bene di tutto il capoluogo di regione, deve dire ‘basta’. Da domani (oggi, ndr) nel corso dell’incontro settimanale di Fratelli D’Italia in Via D’amato tutti i residenti avranno la possibilità di firmare la petizione». Insomma, la vicenda della struttura di accoglienza sorta nell’area matesina senza i requisiti minimi previsti dalla legge surriscalda un clima che a Campobasso era già apparso rovente qualche mese fa, quando le forze politiche del centrodestra organizzarono una manifestazione di protesta davanti alla Prefettura. Stop al business dell’accoglienza, basta lucrare sui migranti: questi gli slogan che oggi, alla luce dell’inchiesta della Procura, sembrano calzare a pennello. I 5 indagati avevano attestato, attraverso documenti falsi, di poter accogliere nella struttura ben 87 migranti. In realtà nell’immobile, che non risponde alle norme urbanistiche, edilizie, di impiantistica, igienico, erano stati sistemati solo 25 posti letti. La realizzazione del terzo piano, che pure era presente nel ‘progetto’ presentato in Prefettura, è stata fatta quando i profughi si trovavano già all’interno della struttura e dei certificati “di struttura ultimata” e di collaudo nemmeno l’ombra. Insomma, secondo gli inquirenti «non vi erano le misure minime di sicurezza perché il centro di accoglienza rimasse attivo», ma si tratta di una «struttura potenzialmente pericolosa o dannosa per la salute e l’incolumità degli ospiti». Per l’accusa i 5 molisani «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso in concorso tra loro compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco ad indurre in errore la Prefettura di Campobasso circa l’effettivo svolgimento del servizio di accoglienza». Il tutto attraverso «artifici e raggiri tesi ad indurre in errore l’Ente appaltante (…) nel tentativo di procurarsi un ingiusto profitto economico di rilevante gravità, consistente nella percezione di 68mila euro con corrispettivo danno per l’Ente pubblico».

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