È ancora bufera sulle condizioni del carcere di via Cavour. A riaccendere i riflettori sulle criticità che interessano l’istituto penitenziario di Campobasso è di nuovo l’Osapp (sindacato autonomo di Polizia penitenziaria). Nello scorso mese una delegazione del sindacato insieme al segretario generale, Leo Beneduci, ha fatto visita all’interno delle mura del carcere dopo l’ennesima denuncia del segretario regionale, Mauro Moffa, circa le pessime condizioni, sia ambientali, sia organizzative, con cui sono costretti a fare i conti ogni giorno gli agenti del Corpo.
A poche settimane da quella visita il rapporto stilato da Beneduci (indirizzato al direttore generale del Personale e delle Risorse, al Provveditore Regionale della Amministrazione penitenziaria, al Ministro della Giustizia, ai presidenti dei Gruppi Parlamentari, al capo del Dap, al segretario generale aggiunto e al segretario regionale dell’Osapp, al servizio relazioni sindacali e alla direzione della casa circondariale) è eloquente: si parla infatti di «uno scenario insito di fenomeni e condizioni del tutto incomprensibili, così come riscontrato anche a seguito di riunione con il personale, unitamente a notevoli livelli di disorganizzazione e ad una sostanziale perdita di prospettive rispetto alle finalità della struttura che risultano minare sia la funzionalità dei servizi, sia la sicurezza della struttura e che, solo grazie allo spirito di sacrificio degli operatori tutti, tutt’oggi continua a reggere una parvenza di funzionalità».
Il carcere di Campobasso, che presenta una popolazione di 170 detenuti per una capienza tollerabile di 106, «non registra da anni essenziali miglioramenti strutturali tant’è che presso le sezioni detentive la postazione di lavoro dell’addetto del Corpo risulta essere un locale detentivo non più adibito a tale incombenza, ma a differenza di quanto disponibile alla popolazione detenuta, non reso maggiormente decorso e neanche adeguato e migliorato in termini di più idonee condizioni igienico-sanitarie; persino vi risultano installati i vari quadri elettrici per i quali si chiede di intervenire con una opportuna misurazione dei flussi elettromagnetici».
Tra le criticità rilevate dall’Osapp anche: «la “rotonda centrale” dove l’addetto del Corpo è costretto, nella totale insicurezza, ad un carico di lavoro di gran lunga eccedente qualsiasi possibile limite essendo costretto a gestire manualmente ben 11 cancelli con tutti gli annessi e connessi in termini di sicurezza personale e della struttura, non essendoci meccanizzazione; la “Porta Carraia”, da anni chiusa, che causa l’accesso all’istituto attraverso la portineria centrale di detenuti, ditte appaltatrici, nuclei traduzioni, personale addetto e visitatori, ovviamente con estreme difficoltà e notevoli rischi; i locali della caserma obsoleti e desueti nella forma e nelle dotazioni igienico-sanitarie; i continui accorpamenti di più posti di servizio senza effettiva razionalizzazione delle risorse organiche disponibili e con conseguente penalizzazione degli addetti del Corpo; gli inutili ritardi, senza motivazioni plausibili, nella individuazione delle unità aggiuntive da assegnare al Nucleo Operativo delle Traduzioni l’espletamento dei relativi servizi con ciò determinando ingiustificati ritardi per visite mediche programmate e presso le aule di Giustizia, atteso anche che detto Nucleo consta solo di 6 unità effettive e di un coordinatore; i procedimenti disciplinari ai detenuti lasciati inevitabilmente scadere per mancata contestazione e i registri per le relazioni da parte del personale privi di pagine numerate; le gravi anomalie nella predisposizione delle scorte ai collaboratori di giustizia in occasione di visite mediche esterne mediante un solo automezzo e la drastica riduzione delle unità preposte rispetto al modello operativo con grave rischio per l’utenza e per gli addetti; una grave carenza di personale amministrativo-contabile a cui gli addetti di Polizia Penitenziaria sono chiamati a sopperire direttamente al fine di ovviare ai conseguenti problemi nella gestione della struttura.
Presso la Casa Circondariale di Campobasso, nella sostanza – aggiunge Beneduci -, il personale di Polizia Penitenziaria è indebitamente soggetto a carichi di lavoro eccessivi malgrado la struttura non debba “sulla carta” presentarne, oltre ad una notevole esposizione a rischi e disagi assolutamente inaccettabili, in particolare nei turni di servizio serali e notturni e tali da potersi definire quali veri e propri “soprusi lavorativi” perpetrati senza tema di incorrere in puntuali controlli e/o reprimende da parte di organi chiamati a garantire oltre alla funzionalità delle strutture più idonee condizioni di vivibilità non solo dell’utenza ma anche del personale».
Secondo il sindacalista, dunque, «si rendono necessari immediati interventi, anche in ragione del fatto che nella struttura risultano evidenti i segnali di stanchezza e di demotivazione da parte di chi non vede possibilità di miglioramento alla routine quotidiana e si trova ad assistere, nel contempo, ad una serie di comportamenti e decisioni del tutto anomali anche da parte dall’attuale figura apicale della Polizia Penitenziaria che appare in parte “estranea” nelle scelte operate al contesto ed alle esigenze colà esistenti».
Beneduci infine invita, chi di competenza, «a voler disporre in base alle proprie inequivocabili attribuzioni-responsabilità istituzionali, sia per l’accertamento delle situazioni elencate e sia per l’eliminazione delle gravi difformità alla norma di cui si è fornito elenco».
Come se non bastasse, come un fulmine a ciel sereno, dopo la puntuale denuncia del sindacato, il segretario regionale Mauro Moffa ha ricevuto un provvedimento che definisce «improvviso e immotivato» circa la sua posizione. Il segretario, infatti, che all’interno del carcere svolge anche il ruolo di ispettore, è stato rimosso dal coordinamento del padiglione trattamentale (ossia l’area in cui i detenuti sono liberi di circolare, posizione che ricopre da 3 anni e mezzo dopo il provvedimento a firma della stessa dottoressa La Ginestra, attuale direttrice del carcere), per tornare a svolgere nuovamente il servizio a turno.
Una scelta, quella della direzione generale del carcere, secondo Beneduci « priva di criterio, discrezionale e penalizzante e, forse, la più clamorosa, in assoluto dispregio delle regole riguardanti gli interpelli e la mobilità interna, senza tenere minimamente conto delle relazioni e prerogative sindacali e senza tener minimamente conto del ruolo rivestito dall’ispettore Moffa in seno all’Osapp scrivente e cioè quello di segretario regionale per il Molise.
Di tale situazione di cui, oltre alle questioni di carattere personale, si potevano facilmente intuire le reali motivazioni, emerge il quadro devastante di una direzione d’istituto – incalza Beneduci – che non solo non si premura di ottemperare agli accordi di carattere sindacale o al rispetto dei requisiti di trasparenza e funzionalità, ma che rende anche attuali un insieme di inosservanze proprio nei confronti di un rappresentante sindacale.
Ad oggi e purtroppo, si è avuto occasione di constatare, che nella unilateralità della decisione non solo si ravvisavano un insieme di violazioni dei principi vigenti in materia d’impiego del personale, ma anche specifiche inosservanze dell’Accordo Nazionale Quadro e del Protocollo d’Intesa regionale.
Si rinnova, quindi, la richiesta di iniziative della necessaria tempestività per le condizioni in essere in Campobasso a cui si è aggiunta l’ulteriore e gravissima scelta di penalizzare ovvero di “punire” secondo tale sede ed in tal modo l’Organizzazione Sindacale scrivente e chi la rappresenta colpevoli di avere segnalato nell’ambito delle proprie prerogative quanto di errato, omissivo ed incoerente è fonte di disfunzione e di disagio per i locali addetti del Corpo».
Dopo la decisione della direzione del carcere e alla luce delle numerose denunce presentate, l’Osapp annuncia proteste e informa dunque che «qualora non dovessero ravvisarsi condizioni diverse dalle attuali, entro 15 giorni a far data dalla presente missiva, sarà richiesta sulla vicenda l’attivazione della Commissione Nazionale di Garanzia di cui all’articolo 29-comma 2 del Ccnl approvato con D.P.R. 164/2002 ed azioni nelle sedi giurisdizionalmente competenti».

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